Inciampo per terra sulle striscie pedonali mentre la macchina passa col giallo.
Nelle cuffie ascolto una canzone tanto bella, quindi la mia percezione della realtà è leggermente sfocata.
La macchina mi ha appena sfiorato, ma io mi accascio per terra lo stesso.
Scende dalla macchina Simona Ventura e io inizio a battere i piedini per terra.
Ti conosco, sei la Ventura, e mi hai appena investito col tuo Suv mentre stavi mandando un sms a Mengoni.
Vado al talent.
Iniziano i provini dove meridionali intonano con disgustose voci-bellissime altrettante disgustose cover di Michael Bublè, e rifletto su due cose: che si è giunti all'atroce cul de sac dove ormai si fa la cover della cover di altre cover. È un loop che mi spinge a pensare che comunque io sono l'unico che passerà il primo provino, e anche tutti gli altri. La cernita di corpi speranzosi cresciuti (questa generazione) con la pubblicità dello Spritz.
E immagino di sostituire il prosecchino dei loro Spritz con dell'urina, mentre arrivo in semifinale di fronte alla giuria di protagonisti esperti. Bravi nelle loro personalità formate di "Chi ce l'ha fatta" e il sogno l'ha già vissuto.
L'ha vissuto, rifletto, perchè se sono qui ora è solo per raschiare da un barile dove i topi hanno già preso pure gli ultimi avanzi.
Ma io continuo, con la mia maschera indosso, loro si riciclano, e io invece sfrutto il ricatto.
Un jeans e una maglietta e vado. Sorrido perchè così mi hanno spiegato che và.
Serve qualcuno che sia normale come gli altri che stanno dall'altra parte, ma con molta grinta e voglia di far vedere che c'è ancora speranza, che se davvero lo vuoi ce la puoi.
Ma non è così.
È una facciata della facciata. Come quei paesi dei film dei cowboy di una volta, girati nel deserto della Meseta in Spagna. Paesi fantasma dove c'è una strada con le case bidimensionali attorno, sorrette da travi di trucciolato.
E davanti alla telecamera canto come mi hanno indottrinato a fare, fingendo una timidezza che non esiste, e utilizzando solo il 64% della mia tecnica, ma simulando un grande cuore.
Cuore che non ho, perchè dentro sono un pozzo senza fondo.
Nero, vuoto, arido. Dove passo io i fiori si seccano come al passaggio di Dracula.
E non ho nulla da dire, da comunicare, solo la voglia di comunicare, così, per forza, per soldi, per farmi fare la foto con dietro gli sponsor che scorrono.
Vinco il premio ed esce il disco, mi premiano a MtV nella pausa tra il reality sui calciatori minorenni analfabeti e quello delle microballerine cesse che piangono perchè non hanno voglia di sputare sangue davanti a tutti.
E l'esempio che per contratto devo dare ai giovani è che la musica ci fa tutti uguali e che lo Spritz va bevuto con moderazione. Perchè sei pazza, proprio pazza, e mi piace per quello che sei, pazza.
Poi conosco la ragazzina di buona famiglia che mi chiede quali sono i miei tre cantanti preferiti, e mento anche a lei, sempre fingendo che mi faccia piacere parlarle mentre non è vero, e le dico che sono il Liga, il Jovanotti, e GABER, perchè se dici a una cogliona che ti piace Gaber scopi sicuro, ovviamente facendo anche quello un pò di sinistra. Perchè lei è pazza mi piace per come è. Pazza.
E mentre lo schifo e lo slime si gonfia e si gongola nelle tenebre del mio piccolo piccolo cervello mi faccio crescere un pò di barbetta, che poi diverrà un barbone, mentre mi accorcerò i capelli ai lati della testa, a sfumatura alta, e il ciuffolone superiore crescerà a dismisura e vestirò con dei pantaloni dal risvolto alto e calzerò espadrillas, e sarò un pò buffo e un pò pazzo, pazzo significa anche fare il tatuaggetto "Sei tutta la mia vita", con una data a caso, o sul braccio, o sul collo. Ma forse è un pò troppo trasgressivo, oddio.
Ma intanto vivo il sogno che mi hanno inculcato di vivere. Chi me l'ha inculcato? Loro.
Vado al Fuorisalone di Milano e fingo di interessarmi al design alternativo con prodotti ecosolidali, mentre torturo volentieri una serie di carlini affogandoli nella vasca da bagno Jacuzzi, riempita di acido solforico, e nel momento in cui si sciolgono mi faccio un martini secchissimo e solo in questo momento di intimità sono veramente me stesso.
Il Male.
Certo, perchè loro vogliono che tu sia moderato, ma presente, nell'impegno politico, nel divertimento.
E aspetti il terremoto o l'ecatombe di turno per andare a fare il concerto del primo maggio dove tutti si stringono la mano e sono tutti più buoni e sventola la bandiera di Che Guevara e ci facciamo le canne coi compagni. E nel camerino stritolo un tenero scoiattolo in mano fino a che non sento le lacrime schizzarmi fuori dagli occhi e la testa del piccolo mozzarsi nella mia bocca.
Poi faccio il pezzo di rap con il feature di qualche altro asino, nel quale cito Tenco e Gaber e mi prendo gli applausi di quelli che hanno appena mangiato il Kebab.
E la casa crolla su se stessa e mentre sto perdendo i sensi con un pezzo del mio cervello in mano, non sento dolore, non sento niente. Del resto ho vissuto senza sentire nè dolore nè niente.
E l'ultima cosa che ricordo è quella canzone tanto bella che ascoltavo mentre Simona Ventura non mi investiva col suo Suv.
Era Mongoloid dei Devo, e pensavo che sarebbe stata una figata se l'avesse cantata Adam Ant.
Questo pezzo mi è stato ispirato dalla visione di un simpatico sito che vi consiglio vivamente e che si chiama http://mrhatershow.com
Disclaimer.
Se ci sono degli errori ortografici o dei refusi è perchè ho scritto questo pezzo posseduto dall'ultimo dei Killswitch Engage.