Wednesday, November 14, 2012

Acapolessi 2012.


Pacolissea
Apacolisse
Lipocassea
Selipocasa

Apocalisse.

Non vorrei cadere in un argomento da Nostradamvs, o da maga Absea, ma...
Che cosa diavolo sta succedendo?
Ma dove, come?
Qui, adesso.
Allagamenti nelle città, il caos e la paresi della circolazione. Le tangenziali e le strade con code interminabili causate dai curiosi che si fermano a guardare lo spettacolo della fine del mondo.
Luoghi pubblici convertiti in enormi vasche da canottaggio. L'inizio di un nuovo Waterworld (Il film era di Kevin Reynolds, del 1995. Una perla con Kevin Kostner).
Nella mia palestra ieri ci hanno fatto evacuare per via di un allagamento del palazzo di fianco: black-out improvviso, acqua sporca a catinelle dal soffitto, e tutti fuori. Nel frattempo si era creata la solita situazione ballardiana di comunità-fraterna che sarebbe terminata comunque il giorno seguente. Tutti a parlare, a decidere, a stringersi in cerchio, a fare comunella, a fraternizzare da perfetti estranei. Tutti però inquieti.
Io? Come se niente fosse ho finito di allenarmi, al buio, mi son ficcato nella doccia e me ne sono sgusciato via in silenzio.
Medicine steroidee che spariscono stagionalmente, con misteriosi intoppi dei distributori che scaricano il barile ad altri distributori più grossi, che scaricano ancora il barile sulle case farmaceutiche, che scaricano per la terza volta il barile, sempre più pesante, sulle farmacie compiacenti che vendono sottobanco il prodotto, senza i permessi necessari, e a prezzo gonfiato, ai praticanti di body building di livello agonistico. I quali si preparano a guerre tra gang in attesa del crollo totale, ma imminente della società.
Casi sempre più diffusi di genitori che uccidono i figli. I cadaveri vengono ritrovati inesorabilmente, ma non tempestivamente, in un arco di tempo variabile dalle settimane ai mesi, agli anni.
Un pò come la sporca faccenda di Mirko Sartori e la madre morta e mummificata nell'armadio da circa tre anni. Questo avveniva ai tempi di quando gli scheletri se ne stavano ancora dentro gli armadi. Ora i morti si alzano dalle loro tombe e camminano in mezzo ai vivi. E parlano.
Contemporaneamente i comici diventano i nuovi leader politici sostituendosi a vecchi ordini secolari di burocrazia e corruzione tramite false promesse di libertà e resurrezione sociale, mascheranti tuttavia sempre le solite ambizioni di potere. Questi nuovi politici farebbero della comunicazione su internet la loro bandiera. Certo, e chi ci mettiamo a capo dei sistemi di comunicazione "copia-incolla" del nuovo ordine mondiale? I nostri bei giovani dalla faccia pulita e nuova. Come se il nuovo fosse il termine assoluto per ottenere fiducia delle solite masse decerebrate.
Non mi stupirei se molto probabilmente, tra i 15000 mongoloidi che l'altro giorno in piazza del Popolo a Roma ballavano clownescamente unificati al tempo di una canzone dance coreana, la stragrande maggioranza fosse formata da quelli che, ironicamente, ma plausibilmente, sceglierebbero di mettere al vertice del potere chi? I comici.
Ma si, svaghiamoci, andiamo al cinema, cerchiamo qualcosa di rassicurante, qualcosa che ci faccia pensare che certe cose rimarranno sempre belle, per sempre. Andiamo a vedere James Bond.
Aspetta un attimo, ma James Bond una volta non beveva il Martini Cocktail, Vesper a essere precisi?
Forse una volta. Ma non adesso. Un James Bond al pari coi nostri tempi non è raffinato, beve la birra. Anzi, la più merdosa delle birre ad alto consumo. L'Heineken. Che va bevuta ghiacciata altrimenti sa di uova marce.
Ma cos'è questo? Lo scenario di un romanzo di Anthony Burgess tipo il Seme Inquieto?
Forse è l'alba, Parietti, dei nuovi tempi.
Succede qualcosa che se noi leggessimo in un romanzo apparirebbe distopico, ma che invece è grottesco e reale, e lo stiamo vivendo ora, senza bisogno di immaginarci nient'altro di fantascientifico.
La cosa è complessa, ma è anche molto stimolante dal punto mentale.
Per trarre ispirazione per scrivere mi posso limitare al semplice gesto di aprire la porta di casa e uscire. Magari con la colonna sonora di 1997 Fuga da New York di Carpenter nelle orecchie. E pensare di essere pronti, come Snake Plissken, al peggio.
Magari compro un gommone e una piccola dinamo portatile. E mi armo fino ai denti.





Tuesday, October 23, 2012

Come back


Per oggi ho pianificato il mio COME BACK in palestra con una routine di allenamento nominata per l'occasione "Rondò of Blood".
Oggi l'allenamento non dovrà essere divertente e piacevole. Bensì dovrà risultare in una sessione di dolore e sofferenza, di grida disumane e sudore e sputo.
La gente attorno a me dovrà sentirsi inferiore e non adeguata, dovrà capire che il manicomio del ferro è un luogo di spavento e martirio.
Inizia ora una impietosa tortura fisica e mentale nella quale si dovrà uscire menomati e feriti dentro.
La vecchia di ottant'anni col tanga SULLA tuta, convinta ancora di essere al Francesco Conti negli anni '80, verrà travolta con odio; Sorriso, il viscido guardone che cerca di attaccare bottone con tutti e in un anno è peggiorato invece che migliorare, abbasserà lo sguardo e si prenderà un ceffone diminutivo a dimostrazione che i deboli devono essere oppressi e schiacciati.
Il trionfo del sangue, il dolore, la mutilazione e lo smarrimento mentale saranno pane per i miei affamati canini di belva primitiva.
Pollo e riso - pollo e riso - pollo e riso.
State alla larga fannulloni e quelli che "io vado in palestra per rilassarmi", state alla larga: qui non c'è futuro per voi!
Serie piramidali discendenti pliometriche di Saltelli sul posto (Jumping Jacks), squat, crunch e piegamenti ripetute allo sfinimento seguite da 30 minuti di cardio ad intervalli HiiT.
Non sarà un gioco da ragazzi, ma va fatto.
Non sarà bello, ma và fatto.
Non sarà piacevole, ma và fatto.
Così è detto, così è scritto.
L


Saturday, September 15, 2012

La voce del bidello

Non sono gli occhi lo specchio dell'anima.
La voce, invece, è il legittimo specchio e soprattutto riflesso dell'anima.
Manifestazione del pensiero o del suono primigeno. Grido, bisbiglio.
Il suono della voce confessa l'indole di chi la emette.
Io non posso uccidere una persona solo perchè non mi piacciono i suoi occhi o la faccia. Ma per una voce irritante si.
Basti pensare a quanti bambini vengono uccisi dalle madri. Innumerevoli, ed è perchè strillano in quel modo fastidioso e insensato. Le capisco.
L'isterica con voce chioccia che ti si siede innanzi e parla a martelletto senza mai fermarsi. Cosa le faresti? Torture. E non perchè ha una faccia da schiaffi. No.
Per la voce.
Ho un rapporto duplice con tante cose, di amore e di odio. Ma in particolare con la voce.
Per me la voce è espressione. Quando ho dei problemi alla voce, alle corde vocali, mi sento relegato in un limbo silenzioso che mi incapacita di essere completamente me stesso.
È come in quei sogni nei quali so che sto sognando, ma non ho il potere di svegliarmi.
Solo che sono sveglio e annaspo.
Ho un groppo in gola, respiro peggio, ma non perchè ho qualcosa che mi fa male fisicamente. È uno status fisico negativo che si riflette sul corpo.
Mi sento un andicappato.
È come stare sul ring con le braccia legate dietro la schiena.
Mi imbottisco di tutto.
Danzen, Fortilase, Deflazacort, Synflex 550, cose che trovo a caso in casa.
Vado dal mio farmacista e non so se dirglielo o no. Se glielo dico, questo implica comunque parlare. Ma come faccio se non posso parlare? Vado in giro con la lavagnetta?
Un muto di merda. Ecco cosa sono, uno schifoso muto di merda.
In questi casi vorrei essere un umile bidello.
Salvatore, l'umile bidello deficente che viene vestito dalla madre.
Eppure anche la figura chiavica del bidello ha bisogno di una voce, per lo meno per queste frasi chiave: Qui non si puó entrare, il pavimento è bagnato; Non correte nel corridoio; Collega, caffe?; CHIAMO IL PRESIDE.
No, quindi non mi merito nemmeno di essere bidello.
Cosa resta quindi?
L'ausiliario della sosta?
L'umile ciabattino?
L'addetto alla pulizia dei cessi nel treno?
Il killer. Seriale.
Di donna con voce chioccia.

Saturday, June 30, 2012

Occhi bianchi sul pianeta terra.

Da svariati mesi, per riprendermi dagli attacchi psionici degli alieni, ho messo in pratica un esercizio salutare per il corpo e la mente.
Faccio come alcuni asceti indiani (dell'India...): prendo e vado a camminare.
Ma dove vado?
Vado.
Vado avanti, cammino fino a che ho la capacità di stimare che le forze potrebbero abbandonarmi se procedessi ulteriormente. Una stima che comprende anche lo spazio-tempo per tornare alla base.
Solitamente questa tecnica mi permette di stancare il corpo ed epurare la mente mentre procedo guardandomi intorno.
A volte, come un povero pazzo del manicomio, mi avvicino furtivamente ad un angolo, creando un "falso scopo", e vedo se qualcuno pensa strano di me. Mi diverto troppo. Vedo le facce di gente in auto che si fa dei film assurdi. Roba tipo "guarda un pó quello, è un tipo sospetto, cosa starà combinando?"
E invece non combina un bel niente perchè è solo un maniaco mitomane.
Oggi sono uscito con l'intento di sfidare il caldo apocalittico, purgarmi dei peccati del mondo, e vedere un pó se questo umore barbino e altalenante si sarebbe assestato.
Mi metto le scarpe buone, in playlist ho gli A Pale Horse Named Death, siamo apposto, e prima di uscire mi assicuro di avere ancora tutti i capelli in testa.
Sbalzo climatico paleocristiano. Fuori ci saranno quaranta gradi.
Roba da Terzo Mondo. Perchè solo al Terzo Mondo puó fare così caldo.
Ma infatti il nostro paese non appartiene a quelli in via di sviluppo, bensì a quelli in via di INviluppo.
Questo è lo scenario dirigendosi verso corso Vercelli.
Borghesi poco abbienti che zombificati si dirigono verso scheletri di negozi in via di chiusura.
Gente derelitta con ciabatte ai piedi, sconfitti da un sistema per il quale la massima realizzazione sarebbe il week end al mare. Alcuni, i più schifosi, indossano le Espadrillas.
Ebbene questi sono quelli che volano più basso, quasi a sfiorare i cadaveri abbandonati su un asfalto che prende la forma delle suole delle scarpe comprate al mercato dai cinesi.
Fantasmi dagli occhi bianchi che leccano stolidamente gelati insapore senza provare alcun piacere: prendo il gelatino perchè è estate e BISOGNA FARLO.
Donne dalla pelle bianchiccia e sudata che, sottoposte a una semplice lobotomizzazione chimica, non sentono più nè caldo nè freddo, e possono quindi andare per istrada con stivali e felpa. Lo giuro, stivali e felpa, che fortuna.
Un bambino che frusta serpenti di gomma sul fratellino in carrozzella. E la madre, fronte bassa e ipocefala, guarda laggiù: un orizzonte che non c'è, che non c'è mai stato, che mai ci sarà, con la bocca aperta e emettendo uno strano vagito capresco.
I neri che vendono le collanine
I neri che vendono le collanine
I neri che vendono le collanine
I neri che vendono le collanine.
Ma chi le compra le collanine? A cosa servono quelle collanine? Sono decorative? Sono belle? Servono a qualcosa? È successo qualcosa?
È scoppiata una bomba atomica la scorsa notte e non mi sono accorto di nulla per caso?
Sembra che tutto si stia sciogliendo, ma non in modo grazioso.
Io, come sovrappensiero, provo tra me e me dei dialoghi surreali per il libro. Dialoghi tanto irreali che poi li dimentico nell'attimo successivo in cui li ho fatti.
Eppure vado avanti per un tempo che sembra infinito.
Creo questi loop mentali che mi fanno male.
Sono uscito per guarirmi dal serpente che si morde la coda e invece mi ritrovo preda di me stesso.
Ancora una volta.
Un barbone zingaro a cui da piccolo han saggiamente cavato al piede destro le dita, e al sinistro troncato una generosa metà fino al metatarso, con un ascia, per fare in modo che faccia più pena mentre chiede la limosina, mi appare come un fantasma. Forse lo vedo, forse non lo vedo.
E che miraggio del cazzo, non poteva essere una bella gnocca? No, un barbone zingaro e storpio.
Del resto la bella figa adesso è in barca in Costa Smeralda, non certo a fare finti agguati negli angoli delle strade e a smaltire sbornie cerebrali, inesistenti, letali, inconcludenti, sterili.
Peró preferisco la bella figa ai "voglio tanto ma non posso".
Il brutto è sempre la cosa più brutta.
Ma perchè allora io non sono in Costa Smeralda?
Perchè ho l'aria condizionata.
Perchè mi accontento di poco.
Perchè ho tutto.
Passerà un bel pó prima che io rimetta piede in corso Vercelli e zona limitrofa.
"...Tuttavia - la razza umana - era sopravvissuta".

Friday, June 29, 2012

Interferenza

La mia vita sta diventando una sorta di interferenza con la mia vita stessa.
A volte credo di sognare e invece sto in balia di sensazioni così prepotenti che sono capaci di dominare il corpo, la materia.
Che siano queste le interferenze che mi impediscono di vivere la realtà come ogni altra persona? Ma poi, del resto, perchè io dovrei vivere come ogni altra persona? In cosa sono diverso io?
Forse proprio dal fatto di poter prendere coscenza che sono le "interferenze" a rendere completa la mia esistenza.
Una completezza nell'incompletezza.
Vivere o lasciarsi vivere.
Ma che cosa vuol dire "vivere"? È una questione di mera quantificazione, realizzazione materialistica del quotidiano? oppure forse è la capacità di accettarsi e farmproprio il momento in cui ci si ritrova.
Forse.
E comunque essere assoluti è più facile che essere elastici!
I lobotomizzati hanno sempre ragione.
Il babbeo infatti segue il branco e si accontenta. E in questa sua semplicità sta il comodo conformismo che non interferisce nella sua sfera psicologica. Ammesso che ci sia.
A volte mi sento solo?
Beh la soluzione c'è. Mi tengo compagnia con i miei amici immaginari. Loro non mi fanno sentire in colpa se la sera prima ho bevuto e, da Pinocchio quale sono, mi son messo ad alzare la voce in discoteca perdendola stupidamente.
Ora sono qui a leccarmi le ferite. E a scrivere questo come auto-terapia di sfogo psicologico. Mi vergogno della pateticità di queste parole. Del resto non sono ancora una divinità e quindi posso permettermi qualche debolezza.
Consigli di lettura: La pelle, di Curzio Malaparte.
Le parole usate in questo libro sono ironiche e drammatiche e potenti, sono schiaffi in faccia alla borghesia e ai benpensanti. Eppure sempre mantenendo un tono di classe ed eleganza elevatissimi.
Attuale soprattutto per i cosiddetti "radical-chic".
È proprio vero che come la fame vien mangiando, la scrittura vien scrivendo. E se si vuole uscire da un ghetto, come scrivevo l'altro giorno, la cosa più facile e pratica è aprire quella porta e uscirsene sulle proprie gambe. Non si è mai con le spalle al muro.
L'evoluzione porta l'uomo a dissociarsi dal gruppo.
Questo è sempre più frequente con i vari Social media di internet.
Hai immense frequentazioni online, gente che fanno gli amici e fanno le "faccine", e poi quando li vedo nella realtà quasi non mi salutano.
Che pena. Eppure stando a casa con gli amici immaginari non perdo la voce come in discoteca.
Pelle. La pelle è quella cosa che copre il marciume o le cose belle che abbiamo dentro.
Eppure ancora prima di sapere se uno ti sta simpatico o antipatico è la pelle a darti un messaggio.
La pelle è sia qualcosa di lombrosiano, sia qualcosa che cambia nel tempo.
La pelle è qualcosa a cui dovrei prestare più cura. Di vita ce n'è una sola e il modo estremo con cui mi comporto con me stesso non è certo cosa buona per la mia pelle. Per la mia voce, per i miei addominali, per i miei capelli.

Interferenze che interferiscono
Intransigenti nell'esigenza
Di genesi dell'esegeta
Trascuranti lo feriscono.

Wednesday, June 27, 2012

Il ghetto dei social network.

È da parecchio che non scrivo su questo blog.
È nella mia natura l'intemperanza. Per lo meno relativa a certe cose.
Sembra che come mi appassioni fulmineamente a una cosa o causa sia destinato a disinteressarmi con la stessa forza. Per lo meno ciclicamente.
Sono poche le cose a cui resto fedele.
La palestra. L'alcol. La musica.
Ora, senza mettere a nudo troppi elementi e senza scavare troppo in altri, voglio spiegare perchè certe attività, dopo un primo grande moto di entusiasmo, mi annoino.
Il ghetto è una cosa dalla quale una volta entrato difficilmente te ne tiri fuori. E questo mi spaventa e infastidisce tremendamente.
Mi iscrivo a un corso di arti marziali, sono bravo, il maestro mi tiene in considerazione più degli altri, si crea un guppetto di rispettosi e affiatati seguaci. Ecco da questo non ne esci più. La cosa inizia a preoccuparmi, la cosa del clan, inizio a presentarmi meno agli stages, alle lezioni, alle riunioni. Mi chiamano, chiedono il perchè di questo mio allontanarsi. Gli invento scuse più o meno realistiche. Loro mi odiano e non mi vogliono più.
Il ghetto delle arti marziali.
Vado al pub vicino a casa, molto carino, molto tranquillo, per scrivere. È meccanico che dopo due volte che mi presento qualcuno mi fa servire sul tavolo una birra. Devo ringraziare e fare due chiacchere con il simpaticone che gentilmente mi ha offerto il suo gesto di amicizia. Ma io voglio solo scrivere per i cazzi miei, in un posto vicino a casa, senza offendere o sfastidiare nessuno. Dopo un pó dovró o fare la figura dello stronzo e dirglielo, o cambiare posto.
No, non si puó: il ghetto dei pub.
Scrivo sul blog, scrivo frequentemente, scrivo tanto.
Poi inizio a concentrarmi su altre cose, come il libro ad esempio. Al chè mi fanno notare che sto trascurando il blog, nonostante non ci guadagno nulla con esso.
Sento che la cosa non è più naturale, sento una pressione, una responsabilità. Mi annoio.
Il ghetto dei blog.
Facebook e Twitter e le amicizie che, come nella realtà, se non nutri svaniscono. E anche di questo ghetto mi stufo.
Instagram, nasce in modo sano come giochino delle foto, pian piano diventa un mezzo di sponsorizzazione. Non mi ha ancora stufato, ma temo che presto lo farà.
Scopro un locale bello e fresco, con ottimi barman. Presto si riempirà di facce di cazzo che ordinano mojito e spritz e il servizio peggiorerà e io mi stuferò.
Il ghetto dei bei posti.
Vado in palestra per allenarmi. Tempo dieci giorni e per allenarmi ci impiegheró il doppio del tempo perchè verranno tutti a parlarmi e a fare gli amiconi.
Il ghetto delle palestre.
La musica? Quella è una cosa troppo intima e irrazionale per essere influenzata dai ghetti.

Nella foto un Gibson bevuto all'Hotel Saint Regis a Roma

Wednesday, May 23, 2012

Catarsi-Clistere

Ballard era un genio.
Io lo so. Forse qualche altro mio amico lo sa. Ma non basta.
Tutti lo devono sapere e tutti lo devono ammettere.
Nella sua fattispecie si tratta di genio profetico.
Nella trilogia "Cocaine Nights - Super Cannes - Millennium People" Ballard è riuscito a fare una summa precisa e sottovalutatissima del futuro prossimo della nostra società.
In un complesso "villaggio" dove atarassici e annoiati, quasi sedati, ospiti conducono una vita reclusa di silenziosi ozii, alcuni individui vengono nominati come anonimi portatori di violento "cambiamento". Un cambiamento radicale che negli ospiti avverrà come sotto pelle e naturalmente.
Avete mai provato a vedere cosa succede, prima in casa, poi nell'intero condominio, e poi anche nella casa di fianco, quando capita un lungo black-out?
Dapprima si cercano torce e candele. Poi si esauriscono le batterie, finisce la cera, e l'ente preposto all'elettricità non si fa vivo.
Quindi si va a bussare al vicino, che troveremo già sul pianerottolo, anch'esso bisognoso di conferme, di calore umano.
Si diventa tutti immediatamente prodighi di voglia di aiutare e di compatire, tutti più aperti all'altro, più umani, più disponibili e generosi, in quanto immersi in un "mal comune mezzo gaudio" che ci fraternizza.
Si scende nella stanza della centralina elettrica, si constata tutti quanti che il guasto è una cosa lunga, si avverte un brusio in istrada e si scopre che anche i vicini dell'altra casa sono senza luce ed energia da tre ore.
Ci si scambia addirittura i cellulari per aggiornarsi nel caso ci si dividesse per i turni in centralino e nelle reciproche abitazioni. Ci si offrono caffè o cicchetti per confortarsi, per rincuorarsi, per corroborare quella che sembra una nuova amicizia inossidabile.
Ci si chiede, ma come mai prima non ci si cagava neanche per sbaglio?
Come mai, prima, appena uno parcheggiava un decimetro più in là dalla propria striscia riservata si tiravano in ballo odii e faide ataviche?
Ci si dà pacche sulle spalle e l'atmosfera si scalda, si scopre che quello del primo piano, quel "comunista di merda", peró ha un bel humour. La troia mantenuta di rimpetto in realtà è una brava donna, una persona sola che sta a galla grazie alla durissima danza delle uova.
E quindi?
E quindi non c'è da stupirsi se ci si sente tutti più buoni e uniti quando in un periodo di loffiezza morale, di mancanza di fattori cementificanti ed edificanti, in un momento nel quale tutti e ripeto tutti ci si sente persi e abbandonati accade uno o più fatti catastrofici.
Ha lo stesso effetto del colosseo ai tempi di Nerone.
Una purga generale benefica.
La catarsi mediante il clistere.
Si assiste quindi a parossistici effetti di fanatismo mediatico.
Gente che di punto in bianco diventa garante del giusto, del gusto, del bene, del conveniente.
Dai il soldino al barbone e ti senti sollevato e con la coscenza leggera, ma con lo stesso animo metti lo zingaro alla forca.
Il dissidente e inammissibile.
L'anticonformismo diventa il conformismo più radicale e benpensante.
Le convinzioni si saldano.
Sorgono nuove dittature ben più subdole del comunismo e del fascismo.
Ci impongono codici a barre e micro-chip che ci controlleranno onde evitare comportamenti non conformi alla "benenza" imperante.
Viene distribuito del gin di partito quotidianamente e tutti stanno buoni.
Le cellule pazze, perverse riformiste del nuovo ordine "Comune" delle cose, verranno accantonate in nuovi campi di concentramento e gasate irrevocabilmente.
Siamo contenti ora?
Siamo tutti uguali ora?
Siamo tutti benenti ora?
Siamo tutti giusti ora?
Obbedire è difficile ma comandare è peggio.
O meglio?

Ma ci staremo chiedendo cosa succede negli attimi immediati dopo una sana purga?
Posso rispondere tramite le rime autoreferenziali che scrissi particolarmente ispirato qualche tempo fa.

Il reverendo di Rogorendo

Ecco vedoti riverire
Il reverendo di Rogoredo
Oh che dolcie avvenire
Stringer mano al medio evo

Il vin santo coi cantuzzi
Pel sagrado a elargire,
In cappella presto accorri
La novella add'ascoltare

Oh che dolcie lithania
Odrai per la sacrestia,
Senti il gemito velato
Par si quasi un belato

Ma or dalla porta vedi
Intuente lo sgomento
Culo all'aria scorreggiando,
Con malizia il reverendo.

Oh che gran soddisfazione
Spernacchiar tutte le ore
Con le chiappe a tappo rimosso
Gran concerto a più non posso.

...Ed egli avea del cul fatto trombetta.

Tuesday, May 8, 2012

Freaks - I segni.

Si dice che il primo dell'anno la prima persona che si deve vedere o sentire al mattino appena svegli debba essere un "uomo", pena la sfiga tutto il resto dell'anno.
Applichiamo questo semplice principio anche al resto della quotidianità annuale e vediamo cosa succede.
Per esempio cosa vuol dire quando esci di casa e la prima cosa che vedi in successione sono un gruppo di tre tetraplegici in sedia a rotelle seguiti, due vie dopo, da due paralizzati novantenni sempre in sedia a rotelle con ossigeno, e dirigendosi verso via Dante, ma potrebbe essere qualsiasia altra via, un nano ipofisiario (toh, un cugino genetico) che appollaiato su un predellino mi fissa con fare ipnotico.
Come interpretare tutto ció?
È del tutto casuale o anche nel caso esiste un modo per interpretare le figure pittoresche presentantisi?
Amo pormi domande più che risposte, si è capito da un pezzo.
Ma cerchiamo di mettere da parte l'ipocrisia e il benpensiero falsamente buonista e analizziamo la cosa sotto un altro punto di vista.
Quello dell'esempio opposto.
Putacaso (dal vocabolario: "puttana" + "caso").
Mi sveglio, faccio le mie abluzioni, le mie somministrazioni, etcetera etcetera.
Poi scendo in istrada e in successione.
Vedo una bella figa che mi sorride. Due belle fighe che mi sorridono. Giro l'angolo ed ecco altre tre belle fighe che mi salutano.
Fanno ciao con la manina.
L'ottico che mi offre un caffè.
Il barista che mi offre due dita di San Pellegrino.
20 gradi senza vento.
Rispunta il cardigan che ho perso l'altro giorno facendo un caso di stato.
Faccio il gratta e vinci e vinco.
Come interpreto questi altri segni invece?
Che senso ha tutto ció?
Non cercheró di cavare un ragno dal buco, che magari nel suo buco ci sta pure bene, ma mi impegneró a guardare avanti. Sicuramente dietro il prossimo angolo ci sarà un jolly di positività e allegria.
Dó un occhiata.
Nano cieco sull'ottantina con bastone in successione a obesa zingara meridionale con baffi e ciabatte rotte. Piedi ormai uno zoccolo caprigno biparte.
Ottimo. Un'escalation di freaks.
Finite le commissioni ritengo opportuno far dietro front e rinchiudermi in casa al sicuro per nutrirmi con qualcosa di proteico.
Ma in effetti mi aspetta la palestra con la settantenne con perizoma tigrato, convinta di essere ancora alla Francesco Conti nell'82; oppure "Sorriso", il laido che puzza di dado Knorr. E sono in una palestra tra le migliori sottolineo, meno male direte voi.
Mi si darà del superficiale, ma cazzo, gli occhi son fatti per guardare, non solo per cliccare "mi piace" sulle foto o per re-twittare i post intelligenti dei colleghi impiegati.
Le belle cose sono solo su internet? O il brutto ci serve per apprezzare meglio la bellezza (che si nasconde a quanto pare)?
Vabè mangio e mi alleno.
E quindi?
E quindi on my way back home incontro in successione.
Il solito spastico con il deambulatore ortopedico; bambino cinese di max 8 anni obeso sui circa 100 chili; e dulcis in fundo?
Rullo di tamburi.
Non ridete che porta male.
Comitiva dell'Anfas con assortimento di teste microscopiche e sindromici di Down.
Allora mi chiedo. Sta succedendo qualcosa?
Questo non è più un segno. È un evento, un epifania orgiastica!
Qualcuno ci sta lucrando, o sono pazzo e li vedo solo io?
Non vorrei aggiungere le moltitudini di teste alla El Shaarawy, ma tocca farlo, perchè mi ricordano tanto i crani modificati degli Aztechi in attesa della fine del mondo.
Ecco il segno: si avvicina l'apocalisse.
Era ovvio, del resto, che l'apocalisse non fosse annunciato da un gruppo di veline, ma da un ensamble di figure diciamo particolari.
Vorrei tanto un Martini molto secco, gin Hendricks (l'ho rivalutato), e cucumber peel.

Ps: nella foto, un pissoir apposito per nani

Wednesday, May 2, 2012

Arrivederci Roma

Prima di parlar male di Woody Allen bisogna pulirsi la bocca.
Ecco fatto, me la sono pulita, quindi ora posso parlarne male.
To Rome with Love è una cagata bestiale.
Vorrei torturare a lungo e orrendamente Jesse Eisenberg. Il giovane architetto.
Ho odiato tutti gli attori meno che la figura allegorica di Alec Baldwin e un anche un pó Penelope Cruz, che mi è sempre stata sul culo, ma messa in un gruppo di sto livello ne esce migliore.
Dove sono finite le belle battute taglienti di Allen? Messe da parte per cadere nel tranello del luogo comune della macchietta dell'italiano medio poco conosciuto dall'americano?
Ma mi chiedo, se lo vedesse un americano penserebbe che quando vai in casa di qualcuno a Roma ti offrono LE TARTINE?
Solo un Woody Allen sarebbe stato capace di giocare sui luoghi comuni senza entrare nel banale. E sembra che non ci sia riuscito.
O l'ha fatto apposta in un attacco di narcisismo senile.
Non a caso in più di una battuta si auto analizza, un suo classico, sul fatto che "soffre di non essere mai riuscito a fare il vero capolavoro".
Di certo non questo.
La presa per il culo degli italiani che sono tutti cantanti potrebbe essere stata carina, ma a patto di sfruttarla in modo più sadico e su vasta scala. Nel film risulta come un caso singolo grottesco ma non così geniale.
La solita cazzata del io tradisco te e tu tradisci me e tutti si tradiscono senza saperlo ma poi torniamo all'ovile più felici e uniti di prima gli è riuscita da schifio. Da nausea trita e ritrita.
La comparsata di Scamarcio fa venire il latte ai coglioni, sembra una pagliacciata tipo "i Legnanesi". Con tutto il rispetto invece per questi ultimi, che stimo.
Uomini brutti e donne belle, perchè come sempre ci mettiamo dell'analisi. Regista complessato e personaggi complessati.
La solita figurina della attricetta lanciata che passa sui sentimenti per far carriera.
Basta!
La solita figura del Bel Paese che peró è un rudere.
Basta!
La solita figura della moglie di Woody Allen attore, coi piedi per terra e sicura di se.
Basta!
Che dire di Benigni? Vogliamo sparare sulla crocerossa?
È come mettersi a parlare di Beppe grillo su Twitter schierandosi da qualsiasi parte.
L'idea che in Italia si diventa famosi per un niente e poi si sparisce nel nulla potrebbe anche essere interessante, ma non è una cosa italiana, riflettiamo, è una cosa nata dall'esempio estero.
Ok, i mass media sono stati inventati da Mussolini, ma il gossip è nato nei paesi anglosassoni se non erro.
La nostra accezione è più legata all'innata caratteristica atavica e nazionale dell'itagliano: l'invidia congenita.
E qui Allen non ci ha preso per niente.
Ci aveva preso bene invece Sophia Coppola in Somewhere.
Molto ma molto meglio fu Midnight in Paris. Vincente perchè visionario e non legato ai cliche.
To Rome with Love non è un film da vedere al cinema, ma in tv o su internet.
Ho gradito molto di più The Avengers in 3D. Almeno i super eroi non mi vogliono fare la moraletta ironico colta da hipster del cazzo con la barba e l'attitudine inquisitrice, ma col braccio senza muscoli.
"Io sono senza fisico, ma sono intelligente, tu sei grosso e quindi sei tipo da Amici della de Filippi".
Ma lo dico qui, meglio un tronista decerebrato che un finto colto invidioso.
Con la barbetta.
Che beve dai bicchieri di plastica.
La genetica è una brutta bestia.

Thursday, April 19, 2012

Apoteosi del brutto.

Uomini bassi e calvi, con braccia corte. Denti che si aprono in tutte le direzioni come quelli del lombrico. Tre impiegati di qualche finanziaria che siedono dirimpetto a me.
Hanno cercato di vestirsi "istituzionalmente" oggi.
Completini blu con camicette azzurrine e cravatte improbabili fantasia salmone. Una salmonellosi di normalità. Un completo che giustamente in vece di risaltare la personalità di chi lo porta, la distrugge.
E il maialino di destra annuisce in continuazione proferendo la parola "assolutamente" come conferma della sua superficiale efficenza.
Un'efficenza che è garante di garanzie.
Di quali garanzie nessuno lo puó e vuole sapere, ma il modo in cui annuiscono è sintomo di ottime condizioni.
Patti chiari amicizia lunga.
Ricordo ancora quando da bambino andavo a pranzo coi miei da Gaspare in via Ravizza.
Il sabato ci andava sempre anche Craxi con la sua corte dei miracoli. Pace all'anima sua.
Sembrava un grasso senatore dell'antica Roma.
Mangiava la mozzarella di bufala di Gaspare, famosa ai tempi, con le mani.
E ricordo benissimo come beveva, aveva un modo particolarissimo di farlo. Infilava due grasse dita nel bicchiere di champagne e afferrava così il flute, che poi avrebbe portato alla bocca unta ingurgitando in un unico botto il ricco e brillante liquido.
Jabba the hut.
Due bruttezze differenti.
La prima, quella dei tre maiali impiegati, è una bruttezza mediocre, quella del lombrico che spunta dalla terra. Sono ottimo materiale per ricerche su farmaci sperimentali altamente tossici.
La seconda bruttezza, quella diciamo "craxiana", è la variante originale e mostruosa. Quella che ne resti affascinato.
Quella che ti fa provare a prendere il bicchiere in quel modo e bere il drink in quel modo preciso.
L'orrore che ricorderai sempre.
Eppure perchè preferisco un grande orrore a un orrore mediocre? È perversione? Il fascino del grottesco e del deviato?
Sono così ossessionato dagli stereotipi di ció che Loro mi impongono che sia bello che mi ritrovo ad ammirare l'orrendo nei suoi reconditi gradienti e infime successioni Boschiane.
Loro chi?
Loro.
Non a caso il Bosch raffigurava scene di un grottesco e raccapriccio inaudito, torture e discese infernali frutto di una mente fervida. O forse era solo un buon osservatore della realtà che lo circondava.
L'inferno è qui ed è molto divertente.
Wayne Barlowe, un altro artista visionario, anche se contemporaneo, fa delle opere legate ai gironi infernali danteschi, ma con una variante Fantasy. Enormi tele dipinte a olio. Sembra che lui ci sia stato davvero in quei interminabili scenari di disperazione e dannazione.
Eppure oggi sento come se gli occhi mi stessero uscendo dalle orbite, allungandosi, e con essi le mie estremità, falangi, osso sacro.
La Cosa dell'Oltremondo.
Ma con una pochette al taschino della giacca.
E ora un haiku:

Vicino a Vigevano
Vigono usi e costumi.

L'inferno è qui ed è molto divertente.

Tuesday, April 17, 2012

Il sospetto

Ho il sospetto che qualcosa stia per insinuarsi in me.
Un dubbio. Sono il capitano della mia nave o no?
È tutto sotto controllo o le onde stanno avendo il sopravvento? O forse l'equipaggio sta iniziando a dare segni di insubordinazione.
O forse semplicemente i circoli di ragionamento viziosi che producono sensazioni negative si stanno manifestando inconsciamente per montare e trasformarsi in concreti elementi fisici?
Non ci sono presupposti per farsi possedere dalle forze del male, eppure.
Eppure ho un sospetto.
Il sospetto che qualcuno stia tramando alle mie spalle? Non credo.
Il sospetto che il tempo passi? Quest'altra è una certezza.
I cinesi importano prodotti radioattivi dal Giappone? Questo non è un sospetto, è un'altra certezza.
Si, ma io come faccio senza Sake? Taiwan? La Cina?
Perchè non si parla più di radiazioni e di Fukushima? È finito tutto?
Ricordo che negli anni '80, dopo il disastro di Chernobyl, per due mesi, DUE (!!?), siamo stati bombardati dalla tv e giornali per non bere latte e acqua del rubinetto. Pazzesco.
Dopo due mesi di stronzate ci comunicarono che avremmo potuto reiniziare a bere e mangiare latte e latticini.
E noi pecore a ubbidire.
Quasi contemporaneamente arriva in Italia il cartone animato di Ken il Guerriero.
E io da bambino cosa penso?
Che i russi sono i cattivi e gli americani i buoni.
Che Ivan Drago uccide Apollo Creed e usa gli steroidi.
Rambo spacca per aria i comunisti merdosi.
Che i giapponesi sono i deus ex machina di tutto ció che è figo e moderno.
Cresco e dopo anni e anni di radiazioni e cibi contaminati e petti di pollo con steroidi mi viene un bel tumore al cervello.
"Tuttavia la razza umana era sopravvissuta". E anchio con essa.
Il sole continua a risplendere dopo le giornate di pioggia e le piante fioriscono lo stesso.
Le faccie di merda continuano a fare i loro porci comodi, ma questa è la libertà.
Quindi anchio ho la libertà di sospettare.
Di sospettare che la gente continua a mangiare cappuccino e brioche perchè dentro ci mettono una droga che fa assuefazione. Come il fluoro nei dentifrici.
Trucchi inventati dai nazisti e importati dai "buoni" americani e sperimentati sulle masse a partire dagli anni '50.
Perchè è scientificamente provato che il fluoro è del tutto ininfluente nella prevenzione delle carie, mentre è provato che sia una sostanza assuefacente, assuefante. Mi sfugge come si dice realmente.
E quindi?
Ho un sospetto che l'universo sia una grande sagoma di legno.
Tutto è una facciata senz profondità. Vivo da solo e mi costringo a rendere "vero" ció che mi circonda proiettando i miei fantasmi sul resto.
Le persone? Sono come i piccioni di Piazza Duomo. A volte.
Altre volte sono dei qliphoth manovrati da qualche entità divina o demonica.
Il sospetto ti viene quando vedi in giro quei ragazzi con la pettinatura alla El Shaarawi, i "testa d'uccello". Piccioni umani che sono sereni di beccare e fottere e cagare guano (che bella parola guano) e poi ritornare nel nido. Procreare.
E poi ai figli, quando cresceranno, gli si regaleranno un bel paio di Hogan e una pashmina, e tutto andrà bene così.
Ma non c'è solo questa dimensione. Alcuni hanno percepito gli altri strati dell'esistenza. Sono i pazzi, i visionari, gli sconsolati.
Le dimensioni coesistono e combaciano. Ci sono calcoli matematici e metafisici che lo dimostrano.
Ma a che serve tutto ció se poi ad "una certa" mi viene fame?
È vero non di solo pane vive l'uoVo, ma anche delle parole del Signore. Anche se lammorte dell'uovo alla coque è coi crostini di pane.
Ebbene peró senza un corpo la mente non potrebbe concepire nulla.
E quindi?
Ho il sospetto che il povero piccione impiegato sia salvo ancora un altro giorno con la sua brioche e il cappuccio.
Vado a farmi un uoMo alla coque.

Friday, April 13, 2012

Improvvisare, adattarsi, e raggiungere li scopo.

Se sei costretto a fare una cosa per forza, la prospettiva rispetto a quella cosa cambia.
Quindi, se sono con le spalle al muro, cerco di "improvvisare, adattarmi, e raggiungere lo scopo", come insegna Tom "Gunny" Highway.
E sono dannatamente fiero di cosa sono riuscito a fare poco fa. Per me un traguardo personale nella vita. E lo voglio dire a tutti.
Non che abbia fatto chissà che cosa, ma imparare a farlo da solo mi fa sentire cresciuto.
Come diceva Henry Rollins, grande maestro della frase, tutto ció che faccio nella vita è nel tentativo di divenire finalmente Uomo.
Quindi ogni piccolo passo verso la crescita è una vittoria per me stesso.
Sorge spontaneo dire:
E quindi?
Cosa avró mai fatto di così speciale?
Un iniezione inframuscolare.
Con le sottocutanee sono ormai un mago, le faccio in qualsiasi condizione psicofisica, da malatissimo, da ubriachissimo, in tutti i posti plicoplicabili eccetera eccetera, ma con le inframuscolo è un'altra storia.
L'ago è lungo il triplo, e deve penetrare tutto nella carne.
Devo stare attento che non ci siano bolle d'aria nella siringa. Seleziono il quantitativo giusto della dose e poi disinfetto la zona con l'alcool. La parte migliore è quella della chiappa favorevole alla mia mano favorita. La destra.
Poi annullo il pensiero per una frazione di tempo, quel momento in cui presseró l'ago e lo faró penetrare fino in fondo.
A quel punto bisogna agire senza pensare. Pensare porta alla paura. La paura porta al blocco. Il blocco porterebbe al fallimento dell'azione.
Io non posso fallire.
Ora tiro lo stantuffo verso l'esterno con la destra mentre con la sinistra tengo ferma la siringa.
Lo faccio per controllare che non esca sangue.
Il sangue non esce, bene, è segno che posso procedere con l'iniezione.
Il liquido è a base oleosa, altra peculiarità che rende complicata questa mia ahimè mandatoria prassi trisettimanale.
Perchè complicata? Perchè con un farmaco normale basta una leggera pressione del dito per farlo penetrare velocemente, mentre l'olio fa resistenza e la puntura è lentissima.
Sembra non finire mai.
C'è da dire che questi nuovi aghi creati al laser sono veramente una figata, sento solamente la sensazione di una leggera pressione, come di un dito, sulla superfice del muscolo.
Presso. Somministro. Cerco di fare veloce.
Inverto la presa della mano destra sulla siringa.
Estraggo.
Nemmeno una goccia di sangue.
Sono l'uomo più fiero della Terra!
Questo significa che la prossima volta che sono in tour, o all'estero, non dovró più fare lo sbattimento assurdo di trovare un medico che mi faccia una cazzo di puntura. Me la faccio da solo.
E risparmio un botto.
Come quando nello scorso tour in USA ho approfittato del day off ad Albuquerque per cercare un centro medico.
Lo trovo in culo ai lupi, in mezzo al deserto del New Mexico.
Porto siringa e farmaco. Coda di campesinos e facce alla Machete.
Passo, firmo delle cartas che tipo se muoio sono cazzi miei perchè sono un gringo etanjero.
Iniezione fatta dal Doctor Carlitos con unas manos de carnicero.
Despues voy a la caja y el tio me dices: son NOVENTA Y PICO DOLARES.
Cono por una puncturita, tio?
Es que no teneis el seguro de sanidad internacional, senor, desculpame pero es la ley americana.
Joder tio esta bien, ahi teneis LOS PESOS.
Vale caballero, asta lluego!
Que vaya bien hombre!
Poi andiamo al Casinó a perdere dei soldi al Black Jack. Ma il ribeye era tra i più buoni che ho mangiato in America, insieme a quello di Omaha nel Nebraska.
Poi ci hanno licenziato il nostro roadie perchè risultava un peso morto. La bistecca gli è rimasta sullo stomago.
A piedi con una valigia in mezzo al nulla del deserto.
Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo.
Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo.
Ora posso bucarmi come e quando voglio.

Wednesday, April 11, 2012

Come sono fortunato:

Di poter fermare il tempo quanto basta per prendere un respiro di sollievo e capire che ho ancora un margine di tempo.
Sono fortunato di essere sopravvissuto e di aver resistito a cose-brutte senza mai essermi arreso o fatto schiacciare e condizionare.
Sono fortunato di non essere quello lì che va in giro con il triciclo e la trombetta, e di poter fare il tapis roulant con la "corsetta buffa" e gli occhiali da sole, e ridermela da solo quando le borghesi fissano scocciate e si indignano.
Quindi forse sono come quello lì che va in giro col triciclo e la trompètta? Forse.
Sono contento nel momento in cui realizzo di possedere quel difetto di avere sempre qualcosa in mano che ti si ritorce contro, o le chiavi che ti spezzano le dita o gli occhiali che finiscono nell'occhio, o un bicchiere o le cuffiette che diventano un elastico e ti strangolano improvvisamente. Mi accorgo che Stephen King ci aveva beccato nel racconto in cui le macchine si rivoltavano contro l'uomo. A volte gli oggetti sembra abbiano vita e personalità propria. Sono buoni se li tratti bene, cattivi se li tratti male.
Sono contento quando sfondo il muro di gomma e attacco bottone con una persona che credo sia uno stronzo e invece si rivela meno stronzo di quello che è.
Tra l'altro, e non me lo sono mai spiegato come, ho il potere di far confessare le cose più scabrose e nascoste a persone che mi vedono anche solo per la prima volta. Dev'essere un super potere.
Rispettabili signori di mezza età che mi prendono in disparte e mi confidano che hanno il vizio di sniffare e giocarsi tutto a carte. Non lo direbbero a nessuno, ma a me sì. Alla prima.
Tassisti che mi vomitano realizzandolo allo stesso tempo, che la moglie cubana ha fatto l'addio al celibato (o nubilato?) due giorni dopo il matrimonio. Con un loro amicO.
Evidentemente avró lo chassis del prete.
Uccello di Rovo.
Amo le cose che mi fanno star bene, l'educazione e il modo delle persone.
La gente che fa qualcosa per te senza voler nulla in cambio.
I ristoratori di altri tempi, con classe ed eleganza, come alla Trattoria da Trilussa a Trastevere a Roma, dove ogni volta mi accolgono a braccia aperte e mangio i migliori tonnarelli Cacio e Pepe del mondo.
Amo le mie abitudini compulsive e il rito dei miei caffè e cardio alla mattina. E anche i miei pasti quotidiani e le mie medicine ultra tecnologiche. che poi magari tra qualche anno saranno già roba vecchia.
Come me.
I vizi e le compulsioni saranno sempre più spiccati e numerosi.
Esigeró uno scriba egiziano che segni tutto sotto dettatura.
Una segretaria per i continui vuoti di memoria (meglio se fica).
Un'autista, mi pare sensatissimo, che guidare è stressante e non gradito al nostro sindaco.
Un valletto e all'occorrenza cicisbeo, per indorare la pillola e l'amaro calice.
Si ma quanto costa mantenere un entourage del genere?
Applico il "Sogno Italiano", vado a fare un gratta e vinci e poi torno ricchissimo, va bene?
Vado.

Sunday, April 1, 2012

La Sindrome di Bela Lugosi


Questo è un tema su cui spesso torno con piacere, e che da anni mi fornisce spunti di continue riflessioni e a volte anche ripensamenti.
Non sono certo la persona che non torna sui suoi passi.
Non sono un crucco.
E quindi?
Di cosa sto parlando?
Parlo del discorso affascinante della "maschera".
Indossare una maschera. Costruire la maschera. Controllare il potere della maschera. Lasciarsi possedere dal potere della Maschera. Trovare se stessi nella maschera. Liberarsi della maschera. Cambiare maschera?
Quanto di me fare sapere a chi mi sta vicino, e lontano, e quanto invece far credere.
Il bisogno di svelarsi, ma che spesso è una confessione, o purga, è molto presente in me.
Sembra quasi che svelando parti di me, sebbene inventate da me, sia una necessità di espressione. Una realizzazione.
Da piccolo volevo fare l'astronauta, avevo una "Enciclopedia della Fantasienza" con delle stupende diapositive. Volevo fare qualcosa di coraggioso ed eroico.
Volevo essere un supereroe.
Volevo piacere a mamma e papà. li volevo far ridere.
Forse non è cambiato niente.
Forse.
I supereroi indossano una maschera.
Si cresce, per lo meno si cresce fuori. Si anche se sono nano un pò cresco.
Mi insegnano delle cose che dovrebbero rendermi uno di loro.
Mi insegnano la differenza tra le cose buone e le cose cattive.
Mi insegano che il bello è relativo.
Mi insegnano che bisogna essere sinceri.
Non si scappa dai loro insegmenti. Devo vivere e sopravvivere insieme a Loro.
Gli altri.
Ma l'essere umano ha qualcosa in più che non hanno gli Dei.
L'errore.
L'errore è la cellula che schizza perversamente dal percorso che loro mi svolgono prestampato davanti.
L'errore è quando mi fanno studiare storia e a me stanno simpatici i nazisti e sul culo gli inglesi.
L'errore è quando mi dicono che bere fa male, ma io bevo fino a perdere i sensi e andare in coma.
L'errore è quello che non mi fa adattare alla presa elettrica.
Sono il gioco dei mattoncini a stella che non entrano nello spazio rotondo.
Fatto sta che a furia di indossare una maschera da me costruita, l'ho ormai assorbita dentro di me.
Faccio un distinguo.
Alcuni indossano una maschera per evadere alla routine quotidiana. Il criceto umano che da lunedì a venerdì gira la ruota del sistema è spesso lo stesso che il sabato sera si traveste da neonato e va nella dark room a farsi fare un clistere punitivo.
Oppure quello che prova a fare il Tony Montana del week end e si ammazza di destri di barella fino a morire.
Non li giudico, tutti facciamo errori. Appunto.
Io invece appartengo a un'altra specie. Io probabilmente indosso una maschera quasi sempre, tranne quando sono me stesso.
Mi viene in mente il film Natural Born Killers. I protagonisti sono due killer che accettano la propria natura delirante di outsider diventando finalmente se stessi tramite l'omicidio seriale.
E la colonna sonora è spettacolare.
Il rischio è quello di cadere nella Sindrome di Bela Lugosi, involvere in me stesso ed implodere entropicamente.
Bela Lugosi era bellissimo. Era il più elegante.
Bela Lugosi è morto?

Thursday, March 29, 2012

Petizione di peti a ripetizione.

O come direbbe Iggy Pop: "We're all gonna die, so let's be nice".
Peti - zione
Dicono di cogliere al volo quest'occasione!
La Lombardia diventerebbe un bel cantone svizzero ottenendo indipendenza. Si pagherebbero meno tasse, si entrerebbe in un Paese all'avanguardia e puntuale, neutrale, fuori dalla negativa Europa e soprattutto dai malvagissimi Stati Uniti (Oooh che cattivoni!)
Faremmo la figata mondiale di passare al franco, con annessi e connessi; si pagherà tra l'altro un minor pedaggio autostradale rispetto a quello schifosamente ladro italiano; e soprattutto si continuerebbe a parlare italiano, mantenendo dunque le nostre fighissime tradizioni.
Un botto di gente sta aderendo alla cieca a sta cosa.
Gli stessi fenomeni che l'anno scorso festeggiavano l'Unità d'Italia sventolando la bandierina con la bava alla bocca e lo sguardo ebete.
Gli stessi che insomma mangiano cappuccio e brioche alla pausa delle dieci.
Gli stessi che benpensano.
E quindi?
E quindi da un lato mi divertirebbe vedere realizzarsi un delirio di proposta del genere. Per puro spirito di contraddizione.
Per mettere alla prova la massa di esseri che da un giorno all'altro non sarebbero più Italiani, ma Svizzeri di punto in bianco, dopo tutto il casino di bandierine che si è comprate l'anno prima. Mi piacerebbe vedere chi si sfrega le mani e chi si compiacerà realizzandosi.
Io temo più il convinto che lo scettico.
Temo la rigidità delle leggi univoche.
Temo la non-italianità dello svizzero.
Temo chi si mette in fila.
Temo i gruppi di turisti e l'omologazione.
Sono un anarchico? No.
Sono per l'educazione e il buon senso.
Odio gli stupidi e i furbi o entrambi, nella maggior parte dei casi.
Jung è svizzero, ma suppongo non sia abbastanza un buon motivo per regalare una regione ad uno stato straniero senza colpo ferire. Cazzo una volta si facevano le invasioni, si facevano le guerre. Ora arriva un cioccolataio, ti chiede permesso, tu gli dici prego, e ti ritrovi tipo con una scopa nel culo a ramazzare i truccioli di orologio a cucù per terra? Di casa tua che ora e sua?
Ma forse:
- Lorsignor petizionista
dell'annession posizionista,
con la firmetta in tutta fretta
Preferissie un bel Ciobar
- Che il bel glauco elvetista
Con la grazia da estetista
Nelle chiappe ben t'infila
Il tricolor a sventolar.

Domanda: sono un nazionalista?
Risposta: l'Italia è tipo il casino di cavi aggrovigliati da secoli dietro al televisore. Se cerchi di fare ordine salta tutto per aria.
Si stava peggio quando si stava meglio allora?
No, ma non toccare quei cavi, altrimenti te ne pentirai.
Pentiti, pentiti o scellerato!
Niente cappuccio per un mese.
E un cucchiaino di merda al mattino al posto della Nutella.
E fai la faccia che ti piace!

Ps: lasciamo che siano le troie a prendere decisioni per noi. Inauguriamo e benbrindiamo a un allegro paese governato da bagasce.
Sempre mellio le belle zoccole fortunate e quindi portafortuna e sorridenti, che le littizzetto invidiose e menagramo che soffiano sui belli; o sballio?
Cosa ne penserebbe il migliore Marinetti?

Friday, March 23, 2012

DxBI. Donna per bene indignata.

Il Fascino Discreto del Bukkake alle poste.
Immagino che l'aspetto bigotto sia una maschera per nascondere attitudini socialmente disdicevoli come lo scambio coppie nei parcheggi dell'Hinterland o nelle dark room per feticisti.
La donna per Bene Indignata (DxBI) cammina di fretta. È scocciata perchè qualcosa si frappone irrimediabilmente fra lei e la sua meta.
Si, ha su le Hogan panna. Sta andando alle poste per sbrigare una commissione di importanza fondamentale per il futuro.
A mezzogiorno mangerà farro, poi tisana all'anice stellato.
Scheletro nell'armadio: soffre di meteorismo molesto.
Che sessualità possiede la Donna per bene Indignata?
Tacco 8. Mai esagerare.
Un cane.
Un Facebook con la foto della spiaggia e un'altra pazzerella di quando beve un mojito a Formentera.
Suo marito il venerdì mette i pantaloni rossi, la pashmina, e la porta alla Pescheria Da Claudio a mangiare un finto sashimi in piedi.
Lei lo sgrida scocciata che ha parcheggiato troppo lontano, c'è il pavè e non vuole camminare coi tacchi.
Ci sono venti gradi, ma hanno tutti e due il piumino BEIGE.
Due passi. No, sono stanca. Ho fatto GaG oggi.
Le amiche di Rocco Siffredi ne sanno qualcosa di gagging.
La Donna per bene Indignata lo approfondirà stasera al parcheggio del Carrefour di Assago con un gruppo di idraulici delle valli.
Oggi è una buona giornata. Il C.A.V. È apposto, credo, e davanti alla vetrina passano svariate situazioni femminili interessanti.
Via Filodrammatici ha sempre avuto quel suo Allure meraviglioso. I fortunati che la abitano possono godere di tanto in tanto dei vocalizzi dei cantanti lirici provenienti dall'accademia della Scala.
La cosa che mi costa di più, e non è mutuabile dall'Asl, sono gli aghi per le iniezioni.
È ironico come a certe cose non ci si abitui mai. Le sottocutanee sono meno fastidiose di un morso di zanzara, ma le inframuscolo sono una rottura di palle. Quindi per quest'ultime viene un'infermiera pugliese a farmele. Fortuna che le devo fare solo ogni 21 giorni.
Una delle cose più belle e ascoltare Keith Jarrett, Concerto della Scala, proprio in piazza La Scala.
La seconda parte del concerto è un brano di 27 minuti e quarantadue secondi con due dinamiche fondamentali differenti.
La prima è una parte dodecafonica di musica tipicamente Contemporanea, che ti trascina in una milano nevrotica e descrive perfettamente la sensazione di superficie delle cose che vedo camminando per piazza del Duomo. Anche le cose fastidiose. È il ritratto perfetto e dinamico, in continua evoluzione, di una serie di visioni oggettive e soggettive, futuristiche, veloci, positive, nevrotiche. Le conosciamo bene, comunque, ma è così apposta.
Poi peró verso il dodicesimo minuto ha inizio una seconda parte che approfondisce il lato malinconico e profondo delle cose.
Il piccione che prima ti dava fastidio ora è tenero, gli noti la zampa storpia.
Il nano che prima ti faceva ridere ora ti appare in tutta la sua disperazione e condizione infima.
Il cameriere coi piedi piatti ha tutta una baracca da portare avanti, eppure continua a servire il Camparino con eleganza e risponde con un sorriso.
La Donna per bene Indignata ha un tumore al seno, ma non lo sa ancora.
E questo che cazzo vuol dire?
Che se uno ha un tumore allora non è più uno stronzo? Che ci si puó giocare il jolly della pietà comune?
O forse che se conosci bene la Donna per bene Indignata poi scopri che è più simile a me di quanto si possa immaginare.
Si, certo.
Ma tipo a migliaia di anni luce e in un altro multiverso.
In quello dove mi alzo alle 6 per andare a "sporcarmi le mani con la vera merda". In quello dove mi devo sentire in dovere di giustificarmi delle mie idee con i fantasmi.
Mi sono rotto i marroni di rendere conto a una coscienza con cui non voglio più andare a braccetto.
E quindi?
Cosa ne facciamo della DxBI?
La facciamo guarire dal tumore e la diamo in pasto agli idraulici affamati.
La rimettiamo sulla piazza con una sesta di tette e un canotto come labbra, cougar da battaglia il mercoledì sera al Gattopardo e con l'hobby della vivisezione.

Tuesday, March 20, 2012

Menta - Eucalipto - Arancia - Mango

Li ripeto ossessivamente come uno scioglilingua tantrico dal momento in cui entro nell'Aromarivm della palestra e penso.
Che sto dormendo pochissimo, che ho delle fissazioni e delle abitudini dogmatiche che cerco sempre di aggirare, ma infallibilmente mi risucchiano ogni volta.
Sono un vescovo.
Sono comodissime le sedie / poltroncina del Cafè Trussardi, e anche se oggi sono un pó spompato, mi sono svegliato presto e ho fatto dei giri a che a posteriori avrei potuto risparmiarmi, sedermi qui mi fa ritornare una certa serenità.
Il solito discorso delle cose belle che ti circondano. A volte è importante conoscere il nome delle cose, altre volte basta solo "sentirle" per assimilarne parte dell'essenza.
È come se ogni cosa avesse un suo profumo.
Il profumo del bello. L'Allure.
Il mio bonsai che cresce bello e folto e con la sua dignità, al mattino, baciato dai primi raggi del sole mentre faccio il caffè. Lo guardo come un figlio che cresce bene.
La Dolce Attesa di domani sera, che festeggio la mia guarigione con il primo Martini da quindici giorni di astinenza.
L'allure del mio bicchiere autografato nel Bar Da Giacomo al Museo del '900, con vista Duomo. Il posto più spettacolare al mondo.
L'allure. E a furia di dirlo sembro un ricchione.
Stare bene e ridere a crepapelle per delle stronzate anche senza toccare alcool.
Sentirsi vivi quando passa una bella fica, che ti fa girare la testa perchè è come un bel giocattolo nella sua confezione nuova. Inavvicinabile e intoccabile perchè sta dietro la vetrina del cartolaio.
Come vestono male gli stranieri. Puoi salvare la parte di sopra, ma hanno quasi sempre delle scarpe di merda. Lo vedi sto essendo snob anchio, mentre poi non lo sono.
Abbaio, ma non mordo.
E mi ordino un altra bottiglietta di S. Pelle.
Passa un gay con i capelli come "Il Falso Yuda".
Allora.
Premettendo che lo Yuda di Hokuto No Ken sta a Boy George come il sosia di Yuda sta al sosia di Boy George, e ammettendo che quando si pesca il Tarocco di Yuda Si commetteranno indubbiamente delle nefandezze (alcuni giapponesi stanno facendo V con la manina proprio in questo momento dall'altra parte della vetrata), insomma premettendo tutto questo, nel momento in cui appare un sosia di Yuda (o Boy George che sia), succede sempre qualcosa di particolare.
Del resto è sempre meglio un sosia di U/D che una Littizzetto vagante.
Morale l'anno scorso a Belgrado ho fatto una performance con Trebla e nell'after party ci sarebbe stato, come dj, nientemeno che Boy George, oddio, ovvero Yuda. E la cosa bizzarra è che oltre a lui c'era anche il suo maledetto sosia, quello da portare dietro per timore di essere uccisi da Rei. La controfigura. La mezza figura. Ovviamente meno bello di lui. Chi potrebbe essere più bello di Yuda comunque?
Insomma mentre penso a questo simpatico ricordo delirante, avvolto e offuscato da altri miriadi di eventi più o meno rilevanti, ecco che mi chiama Franco Robusto da.
Belgrado! Poi non diciamoci che Jung non fosse un semidio.
Erano due giorni che non lo vedevo. Ultimamente viaggia di continuo. Anzi, "viagia", perchè spesso e volentieri è nell'Est.
Lord, ascoltami, sono a Belgrado!
Si ciao Robusto. È il suo nuovo nome da come ha deciso che prima o poi nella vita bisogna dare una svolta perentoria.
Lord ascoltami.
Ti sto ascoltando Robusto, tutto bene?
E quindi?
E quindi cosa?
Ah ecco, ti ho preso la paprika dolce che hanno qui a Belgrado.
Grazie sei bravissimo! Lui ovunque vada si ricorda sempre di me. È un grande.
Poi ti saluta la Milinovic e.
Dillo senza la "no"?
Milivic.
E quindi? (X 3)
E poi tu non sai chi ho visto ieri sera al Bordēl.
Cavolo che bello il Bordēl, è dove abbiamo fatto il mini-show, chi c'era?
C'era IL SOSIA DI YUDA.
Silenzio. Non è possibile.
E cosa faceva?
Si drogava davanti a tutti come un pazzo, sguaiatamente, ormai preda dei suoi demoni più depravati, a briglia sciolta. Indossava un bustier e dei decolletee tacco 12 rosso sangue. A un certo punto ha avuto quello che gli alcolisti chiamano il "Momento di Lucidità".
Ha fermato tutto.
Serissimo. Si spengie la musica. Non fiata nessuno.
Lui prende uno sgabello, ci sale sopra coi suoi tacchi 12 e.
E che cosa?
E molla un peto lunghissimo e maleodorante.
Poi cade dalla sedia e lo raccolgono giusto al volo per portarlo in ospedale. Lo conoscono bene da queste parti.
Che bello! Che belle scene! Che eroe della Stella del Tradimento, che buon esempio vivente di delirio di onnipotenza. Che genio della tecnica, che raffinato pianificatore di eventi!
Dillo con tre E.
Eveneti. Si, gli eventi veneti! gli eveneti.
Quando torni, Robusto?
Domani sera. Torno apposta perchè so che faremo un brindisi insieme.
Brindisi senza B?
Rindisi.
Che bello non vedo l'ora!
Barnogi!

Nella foto il mio bicchiere al Museo del '900

Monday, March 19, 2012

Tombussi & Mestieri

Tombussi & Mestieri.

Mio papà mi diceva sempre, Meglio un ciuccio sano che un cavallo da corsa ammalato.
Peró io son nato cavallo da corsa. E infatti, come per rispettare ogni buona tradizione, sono ammalato.
Niente che non si possa curare con la moderna ricerca tecnologica, ma tuttavia qualcosa che fa riflettere.
Rifletto sul fatto che preferisco essere quello che sono, con tutti i miei complessi e processi compulsivi, i difetti comportamentali e gli stati mentali dittatoriali a una direzione sola. La sindrome ossessiva del riflesso.
Poi peró un giorno papà mi fa, non ti applichi.
E quindi?
E quindi ti spremi le meningi per imparare a memoria le poesie, se sarai bravo e prenderai un buon voto verrai premiato con un nuovo Masters of the Universe. Sono nascosti li da qualche parte in un sacchetto dentro lo sgabuzzino, li ha già presi tutti in anticipo, non credo che si possa amare più di così un bambino.
E non è facile essere un padre.
Il bastone e la carota.
Grande Padre contro Jagger? Mi fa stavolta Yevonde.
Secondo me Jagi, ma a malincuore. Grande Padre ama i suoi figli Cobra.
Si, li ama così tanto che alla fine li sacrifica tutti per salvarsi.
Eh, ma lo fa per la salvaguardia genetica della stirpe. È un padre saggio.
Metti al mondo un figlio e affidalo ai lupi. Forse questa è la cosa migliore che un padre possa fare? Forse.
Oppure diventare il suo acerrimo nemico, come Darth Fener col suo bimbo Luke Skywalker.
Del resto, a posteriori, la Resistenza va schiacciata. Abbiamo un Impero che vuole mettere ordine e riportare in pari i conti della Galassia, e ti trovi in mezzo alle palle sti partigiani sconquassati, figli ribelli e derelitti Wokies che vogliono farsi canne tutto il giorno nei bar di Tattooine guardando film preistorici come Blade Runner negli schermi dei loro iHologram-phones. Come dare torto all'Imperatore? Quel caro vegliardo.
Raoh stesso uccide suo "padre" Ryuken in un gesto di pietà mascherata da ambizione. Risparmia ad un vecchio guerriero la morte per malattia.
Ma la realtà esiste ancora?
Ad un certo punto arriva Francina, Tombussi & Mestieri per gli amici. La dimostrazione vivente che si quaglia anche a essere poliedrici. La cosa è bivalente.
Tombussi & Mestieri dev'essere un detto preistorico lucano, roba da Sassi di Matera, roba da gente che ha scoperto l'elettricità l'altro giorno. Roba tipo che se non sei un ciabattino che si rompe il culo a risuolare le espadrillas non hai "quagliato". Roba che se non ti alzi al mattino alle 6 e non torni a casa alle 22 sei uno scansafatiche. Roba che se hai delle idee sei un fanfarone e un eretico. Roba che nella vita devi lavorare, devi lavorare, devi lavorare. Ma perchè?
Perchè se non lavori ci sarà sempre qualcuno a puntarti un ditino borghesino e lavoratorino e inquisitorino e ti indicherà lui cosa è davvero giusto per te. Si, perchè c'è sempre quello che non sa un cazzo di te ma è convinto di conoscerti meglio di te e allora ti dirà che nella vita TU ti devi sporcare le mani di fango, nella vita, per vivere, devi fare il ciabattino, il barbiere, devi essere umile e volare basso, andare a votare e fare il tuo bravo dovere di bravo borghesino, magari voti sinistra, così lui è più contento.
Ma "Lui" chi?
Lui, quel dito puntato su di te. Quello che anche applicando la tecnica del "Tutto è Mio" rimane sempre come l'ospite indesiderato.
Lui, l'ombra vendicatrice e giudiziosa del poggiapiede che ti aspetta rassicurante a casa dopo una giornata passata a spurgare i condomini, a vendere ortaggi, a timbrare il cartellino.
Insomma l'eccezione alla regola lucana, Francina, è scenografa, lighting designer (elfa maga di 20º livello specializzata in fulmini, si, D&D 3.5...), pasticcera (è vero ha lavorato per un obeso che faceva torte per De Michelis), neo sarta e costruttrice di pupazzi (pupazzi a chi? Shhh! Non ascoltare Pallino!), Ricercatrice, documentatrice ed esperta psicologa, suo malgrado, di svariati casi umani, tra cui me. Fine degustatrice di Ruinart e Cosmo, nonchè mutante col potere del metabolismo variabile. Una contraddizione vivente, una genovese dalle mani bucate. Simbolo apocalittico questo. Tipo la nascita dell'Anticristo. Dovrei giocarlo al Lotto?
Meteorismo? Giorgino capisce Roma per Toma.
Si quello che hai tu quando bevi il Dave Disaster.
Quindi tu dici che è il Chinotto che mi fa quell'effetto?
No, piuttosto la combinazione di Chinotto, Montenegro e vodka.
La Minetti ti ha fatto un chinotto?
No, Giorgio, la incontro in palestra ma non mi ha fatto un chinotto.
Chissà se saró un buon padre.
Chissà se saró padre.
Grande Padre (del Clan della Zanna).
You and the Night and the Music. Chissà se l'aveva suonata Chet Baker quella volta che c'era anche mio papà a vederlo, negli anni sessanta a Milano.
Erano tutti ragazzi. Chi sarebbe sopravissuto, chi sarebbe morto.
Chi sarebbe diventato immortale e chi avrebbe dato alla luce a un figlio.
Cazzo ora mi faccio schifo da solo. Sembro quei comici che a un certo punto vogliono fare uscire la "Lacrimuccia"mal pubblico.
Insopportabile. Non sia mai!
Un padre puó essere padre e puttaniere allo stesso tempo. È così anche per la madre. Ma voler bene al figlio è sempre facile?
Il marito della Franzoni cosa ne penserà a riguardo?
Ci sono padri che gettano il figlio dalla rupe?
Il giorno del papà in meridione si invitano poveri e disagiati, o anche solo scapoli, a casa a mangiare le zeppolelle. Che tristezza. Lo scapolo ancora visto con l'occhio medievale di chi in poche parole è un Tombussi & Mestieri.
Non si applica, si sveglia a una cert'ora, si sbarba, si benveste, dice la sua, a una cert'altra ora fa "qualcosa", poi lo invitano in un posto, si cambia per l'occasione. È un gagà insomma, saluta con il gesto del piedino, ma alla fine della giornata non ha quagliato un cazzo.
Quanto mi sta simpatico peró.
E i padri che sopravvivono ai figli?
Era meglio un ciuccio sano che un cavallo da corsa ammalato?
Mi viene in mente Un Borghese Piccolo Piccolo di Monicelli. Uno dei più grandi capolavori del cinema italiano. Appena Sordi riesce dopo grandi fatiche a far passare quel ciuccio sano del figlio alle ammissioni degli esami statali, dei rapinatori glielo ammazzano per isbaglio. Proprio davanti agli occhi. E la commedia diventa prima dramma, poi grottesco, con la moglie che impazzisce e la nascita spontanea della inclinazione all'omicidio seriale.
I mille casi della vita.
Mai giudicare male un Tombussi & Mestieri, è quello che forse sopravviverà all'avvento degli umanoidi e dei ditini benpensanti.
Benpuntanti.

Buona festa del papà da Kiba Dayo / Grande Padre!

Saturday, March 17, 2012

La Tecnica del Tutto è Mio.

Let's get Lost.

Ho imparato una nuova tecnica della Scuola Imperiale della Fenice. Si chiama "Tutto è tuo".
In poche parole quando sono fuori in giro, immagino di essere a casa mia e che quindi, derivativamente, tutto sia mio.
La gente che vedo in giro sono ospiti di casa mia. Devo essere gentile ed educato chiaramente, come lo sarei con uno che entra in casa mia. Perchè sono gli altri a essere in casa mia. Non viceversa.
Buon giorno!
Salve a lei.
Fatto sta, che con questi bei propositi pompanti e pimpanti mi dirigo con tutto vigore verso il bar Trussardi, dove l'altro giorno stavo così bene a osservare le gambe delle impiegate passeggiare avanti e indietro attraverso la MIA vetrina. Ma.
Sabato apre alle 12. Che cazzo vuol dire che sabato aprono alle 12? Hanno capito il mio giochino e
Si son messi daccordo? Mi sembrava troppo bello infatti che una cosa bella si potesse ripetere due giorni di fila.
Proviamo con l'Hyatt.
Porta chiusa. Che cosa?
Maledizione, neanche un barman dei miei a intravvedermi dalla vetrata. Nella "Cupola" ci sono quattro stronzi arabi e russi con le loro stupide colazioni e io qui fuori a fare la muffa?
Secondo rimbalzo.
Il ripiego. Brera, ma tanto la città è mia del resto, no?
Giù a camminare con lena sotto il colonnato della Cariplo, becco il matto che canta Heidi con voce laida e stridula, gli faccio un filmino con il telefono. Fantastico.
Brera, l'Accademia. Il bar Brera. Troppa gente, stranieri, laureandi con famiglie borghesi appresso, gli sciurotti dei piani di sopra che scendono in ciabatte, il bar Giamaica mi fa cacare. E anche qui troppa gente per sedersi fuori. E non fa neanche tutto sto caldo.
Terzo rimbalzo. Lo devo giocare al lotto?
Dietro front. Torno sui miei passi e mi infilo nell'O' Connells. Se la stanza in fondo, quella con la finestra che volge al cortiletto milanese, è vuota, allora è fatta.
Bingo.
Da due giorni ascolto Chet Baker. Mio papà lo conobbe tanti anni fa, non so se a Milano o a Roma, è stato gentile con lui, gli ha autografato un disco. Di più non so.
Ho scoperto che mi piace tantissimo. Ora. In questi giorni. Poi chi lo sà.
È comunque da stamattina che ascolto con ossessione Let's get Lost. E nel ritornello dice una cosa che è magica nella sua semplicità. Dice perdiamoci, per celebrare la notte in cui ci siamo incontrati.
Come lo capisco. Come è mio e di tutti sto concetto. Come è semplice, ma raffinato.
Certo, ci sono anche esseri umani che apprezzano Alessandro Siani o la Ventura, gente che si emoziona con un film di Ligabue o una canzone di Jovannotti. Ognuno è purtroppo libero di fare ció che preferisce. Morire della morte che più gli piace. Ma non nel mio impero.
Io voglio morire con un Martini in mano e Chet Baker che suona. Poi all'inferno ci ritroveremo insieme a personaggi della madonna, scusate la battuta, ma sarà ancora più uno spasso di ora.
Vabè mentre sto pensando a queste cose mi suona il telefono. È Woland.
Me ne accorgo ancor prima di guardare perchè il telefono fa: "Si lo so, si rimane allibiti di fronte a tanta tecnica, perchè è una prerogativa dei grandi maestri e della Sacra Scuola", etcetera.
Questa è la suoneria del telefono quando mi chiama Woland.
Maledizione. Mi fa.
In che senso? Io.
Maledizione. E sghignazza.
E quindi? E sghignazzo.
E quindi? Lui.
Tu non sai cosa è successo.
Dobbiamo portare qualcosa al festeggiato stasera?
Dillo senza S.
Staera. Piuttosto rispondi così, a freddo, Jolly contro Gojiba?
Beh, Jolly sicuramente, possiede la tecnica del Pugno dell'Ascensione di Nanto, poi ha le carte da gioco taglienti. È minaccioso.
Lo interrompo. Eh ho capito, peró a detta del Grande Padre del Clan della Zanna il fratello Gojiba è il più astuto dei Cobra.
Si ho capito, ma Jolly si teletrasporta.
Vero.
Dannazione.
Dannazione e Maledizione sono ormai diventate le
Parole più usate. Woland dice sempre la prima, io l'altra.
Beh, e quindi?
E quindi sta notte mi son svegliato verso le quattro. Gola riarsa. Faccio per andare in cucina a bere dell'acqua.
San Pelle?
No, Ferrarelle.
Dillo senza la R?
Feaelle.
E quindi?
E quindi sono quasi al frigo e inciampo in qualcosa di molle ma gnucco allo stesso tempo.
Mi alleno?
Eh?
Come sarebbe mi alleno?
No. Ghigna. Non mi alleno, cioè si, ma oggi pomeriggio.
Ah. Ricordiamoci di prendere qualcosa per il festeggiato. Tipo gli diamo due euro in un sacchetto di plastica e stringendogli la mano con commozione gli diciamo di non ringraziarci.
Oppure potremmo regalargli tipo del riso integrale già cotto.
Si, idee del genere fan sempre piacere a una cena.
Le belle cose!
No comunque ascolta, non ti ho ancora spiegato cosa è successo.
E quindi?
E quindi inciampo, accendo la luce, e per terra c'è un nano.
Cosa?
Un nano. Vestito benissimo. Testa grossa. Emancipato, un completo come il tuo nuovo, mezzo smoking nero, camicia bianca, pochette bianca, cravatta nera, scarpe lucide a punta, avrà avuto il 32 di piede. Praticamente era Jason Statham in nano. Sotto il frigorifero.
E tu che hai fatto?
Io ero allibito da tanta tecnica del vestiario.
E il nano?
Ha chiesto scusa, poi si è alzato, e tutto disinvolto ha aperto il frigo e mi ha chiesto se mi puó offrire dell'acqua gassata.
E tu?
Ho accettato e ringraziato. Poi mi fa, ti alleni ancora alla Olympia?
Quale, quella a San Vittore?
Si quella. E insomma poi ci salutiamo e lui con classe mi da la mano con un leggero inchino, un inchino frivolo, muove il piedino lateralmente alla Alberto Sordi insomma. Mi fa arrivederci e va via. Apre la porta e se ne va. Ma non prima di avermi lasciato il suo biglietto da visita.
Noo! Com'è il biglietto?
C'è scritto Komaku. Nano. E il telefono.
No vabè. È fantastico!
Portiamo gli elastici stasera?
Si, ottima idea.
Dillo senza la D.
Iea.
Ok allora ci aggiorniamo fine primo tempo Parma-Milan.
Ok a dopo.
Ciao, ciao.
Maledizione.
Dannazione.

To celebrate this night we found each others, let's get lost.

Friday, March 16, 2012

Nuovi detti popolari - La posta

-Buona cosa, fatta è a meta. (metà? Meta?)
-Gatto lo sa, cosa si spera?
-Vieni, vieni, dice la mignotta.
-Giallo di sera: misfatto.
-Apri la porta, son cazzi tuoi.
-Gamba pesante, le belle cose.
-Dente col tarlo, fiato loffo.
-Botta e risposta, arrivederci.
-Salento, salento, scendento, scendento.
-Libro letto. A letto!
-Morto un Bartezzaghi, se ne fa un altro.
-Rosso di sera, piovesse soldi che è meglio.

Esce consecutivamente due volte la carta di Yuda. Due volte la carta di Yuda con quella di Ain e / o di nuovo la stella del Tradimento o della Dittatura.
Il risultato è che la paghi. Quindi mi ritrovo a vagare, al mattino, in cerca dell'Hyatt per sedermi e mettere insieme le idee.
Chiaramente non posso ordinare un Martini alle 10,40, rifletto, Prenderó un caffè shakerato freddo.
Ma l'Hyatt è chiuso. Ne ho bisogno, ma è chiuso.
La tipa delle poste non mi prende il bancomat e mi costringe a prelevare fuori, cosa che mi fa perdere altro tempo. Le poste sono come un incubo. Ma l'incubo di Nightmare on Elm Street, quello con Englund. Solo che è tutto vero. La lentezza esasperante. Il potere di trasformare cinque minuti della tua vita in cinquant'anni. L'invecchiamento cellulare. Meno male che ho con me un lipstick dell'Avene che a vte mi metto anche in faccia oltre che sulle labbra.
Alle poste la distanza tra me e l'Allure si allontana. Mi passano davanti, devo toccare cose con le mani e poi non ho dove lavarmi. Voglio il bagno dell'Hyatt con quella musica ipnotica che mi stona. Voglio le salviette perfettamente arrotolate. Voglio il "Che piacere rivederla, che sorpresa a quest'ora". Voglio essere servito coi biscottini, seduto non al banco, ma nell'altro mio punto strategico, quello tra il dentro e il fuori, quello dove controlli parte della Galleria Vittorio Emanuele e parte delle accompagnatrici che fanno colazione svogliatamente.
E invece no.
Invece la porta dell'Hyatt è chiusa. E dentro stanno addobbando freneticamente per un cazzo di "evento". Eppure nessuno mi ha interpellato a riguardo.
Per un attimo vago perso in Galleria, dei giapponesi mi fissano con stupore. Cos'avranno visto? Fanno la V con la manina.
Incontro un mio ex maestro di boxe che come prima cosa mi chiede se mi sposo. Che cazzo di domanda è questa?
Si sono sposato. A un'idea. Quella di conquistare il mondo e metterlo ai miei piedi. Poi distruggerlo.
Morale della fava ripiego al Trussardi Cafe. E come entro già mi fanno girare le palle che non posso stare sotto al giardino pensile perchè stanno preparando per il pranzo. Per il pranzo di due impiegati minchioni di qualche banca qua attorno.
Gli impiegati non devono mangiare, penso io.
Mi metto dentro e se non altro ho una postazione favorevole. Magari le cose vanno a posto. Dove c'è la vetrata infatti godo sia della vista di piazza La Scala, sia quella del passaggio di qualche gambetta femminile con tutte le sue cose al loro posto.
Daltronde è primavera, i cani scopano.
Caffè shakerato. Buono, dolce, bicchiere Cocktail a coppa doppia. Ecco, solo per il caffè shakerato giustifico la coppa doppia.
Sto qui come uno stronzo ad aspettare che mi guariscano le corde vocali, almeno altri quattro giorni prima del verdetto.
Sto qui come uno stronzo ad aspettare che l'omino dell'Esselunga mi consegni la spesa a casa.
Sto qui come uno stronzo col mio cappellino di Marc Jacobs calato in testa. Non mi piace il nome Marc Jacobs.
Sto qui come uno stronzo a scrivere testi e correggere quello che per vergogna non oso chiamare "il mio libro", ma del resto come dovrei chiamarlo?
Mi sento presuntuoso all'idea di scrivere qualcosa, ma non ci sono anche i Fabio Volo e i Jovannotti che scrivono libri?
Si, ma allora tu sei uno dei tanti.
Eh no, tu sei il prescelto.
La Fenice Sacra Imperiale di Nanto è calata sulla tua fronte alla nascita e ora sei costretto ad avanzare senza possibilità di indietreggiamento, senza assumere alcuna posizione difensiva, contemplando solo una tecnica di attacco fulminea e impercettibile.
La realtà è ben più confusa della fantasia.
Ma quale realtà è vivibile senza il sogno? Anche gli impiegati sognano? Forse la vacanza a Sharm, o finalmente il giro in Brasile.
Qualche viaggio ecologico per vegani comunisti?
Troppa caffeina, forse, ma io vivo con orrore le "vacanze". L'idea del mare mi fa pensare ad un esilio forzato dalle cose che amo veramente, dalla civiltà, dalle Belle Cose. Dai bicchieri con la giusta proporzione e i dettagli degli oggetti.
Uno diventa feticista degli oggetti. Ti legano alla tua realtà.
Voglio una cravatta nera non troppo larga. Voglio la pochette da abbinare con la camicia bianca. Non la borsetta, il fazzolettino.
Non sono ricchione.
Voglio una stanza, in casa, come quelle dei cinesi ricchi. Una di quelle stanze con dentro tante gabbiette di uccellini che cinguettano, che gli dai i semini. È una soddisfazione della vita. Gabbiette di tutti i tipi e fogge.
Meglio un morto in casa che un Foggiano alla porta.
Adesso chiedo il conto e valuto se tornare o no a scrivere aui anche prossimamente. C'è il vantaggio che non mi conoscono e non fanno domande.
Di certo questa sobrietà forzata, siamo a dodici giorni ormai, mi fa stare più lucido. Ricordo meglio le cose, coordino meglio i pensieri, mi alleno meglio, con più forza e resistenza.
Non vedo l'ora di tornare in tour negli States quest'estate. A battere il ferro finchè è caldo. Rivedere posti e facce che ti aspettano con trepidazione, che ti demandano. Il sogno di vent'anni di tutto il mio essere.
Qualcuno dall'altra parte del mondo che canta la tua canzone. E ormai quella canzone non è più tua, ma è sua, perchè il senso stesso delle parole è diventato suo. Di quello che te la sta ricantando in faccia.
Ora vado. Memento mori, la spesa starà arrivando, ho preso anche una boccia di Tanqueray classico. Secco, 47 gradi, da Martini classico con l'oliva, primo di una ipotetica serie. Non oggi. Una bottiglia che è fatta per ricordare la forma dello shaker a tre pezzi. Fantastico.
Memento Morich.