-Buona cosa, fatta è a meta. (metà? Meta?)
-Gatto lo sa, cosa si spera?
-Vieni, vieni, dice la mignotta.
-Giallo di sera: misfatto.
-Apri la porta, son cazzi tuoi.
-Gamba pesante, le belle cose.
-Dente col tarlo, fiato loffo.
-Botta e risposta, arrivederci.
-Salento, salento, scendento, scendento.
-Libro letto. A letto!
-Morto un Bartezzaghi, se ne fa un altro.
-Rosso di sera, piovesse soldi che è meglio.
Esce consecutivamente due volte la carta di Yuda. Due volte la carta di Yuda con quella di Ain e / o di nuovo la stella del Tradimento o della Dittatura.
Il risultato è che la paghi. Quindi mi ritrovo a vagare, al mattino, in cerca dell'Hyatt per sedermi e mettere insieme le idee.
Chiaramente non posso ordinare un Martini alle 10,40, rifletto, Prenderó un caffè shakerato freddo.
Ma l'Hyatt è chiuso. Ne ho bisogno, ma è chiuso.
La tipa delle poste non mi prende il bancomat e mi costringe a prelevare fuori, cosa che mi fa perdere altro tempo. Le poste sono come un incubo. Ma l'incubo di Nightmare on Elm Street, quello con Englund. Solo che è tutto vero. La lentezza esasperante. Il potere di trasformare cinque minuti della tua vita in cinquant'anni. L'invecchiamento cellulare. Meno male che ho con me un lipstick dell'Avene che a vte mi metto anche in faccia oltre che sulle labbra.
Alle poste la distanza tra me e l'Allure si allontana. Mi passano davanti, devo toccare cose con le mani e poi non ho dove lavarmi. Voglio il bagno dell'Hyatt con quella musica ipnotica che mi stona. Voglio le salviette perfettamente arrotolate. Voglio il "Che piacere rivederla, che sorpresa a quest'ora". Voglio essere servito coi biscottini, seduto non al banco, ma nell'altro mio punto strategico, quello tra il dentro e il fuori, quello dove controlli parte della Galleria Vittorio Emanuele e parte delle accompagnatrici che fanno colazione svogliatamente.
E invece no.
Invece la porta dell'Hyatt è chiusa. E dentro stanno addobbando freneticamente per un cazzo di "evento". Eppure nessuno mi ha interpellato a riguardo.
Per un attimo vago perso in Galleria, dei giapponesi mi fissano con stupore. Cos'avranno visto? Fanno la V con la manina.
Incontro un mio ex maestro di boxe che come prima cosa mi chiede se mi sposo. Che cazzo di domanda è questa?
Si sono sposato. A un'idea. Quella di conquistare il mondo e metterlo ai miei piedi. Poi distruggerlo.
Morale della fava ripiego al Trussardi Cafe. E come entro già mi fanno girare le palle che non posso stare sotto al giardino pensile perchè stanno preparando per il pranzo. Per il pranzo di due impiegati minchioni di qualche banca qua attorno.
Gli impiegati non devono mangiare, penso io.
Mi metto dentro e se non altro ho una postazione favorevole. Magari le cose vanno a posto. Dove c'è la vetrata infatti godo sia della vista di piazza La Scala, sia quella del passaggio di qualche gambetta femminile con tutte le sue cose al loro posto.
Daltronde è primavera, i cani scopano.
Caffè shakerato. Buono, dolce, bicchiere Cocktail a coppa doppia. Ecco, solo per il caffè shakerato giustifico la coppa doppia.
Sto qui come uno stronzo ad aspettare che mi guariscano le corde vocali, almeno altri quattro giorni prima del verdetto.
Sto qui come uno stronzo ad aspettare che l'omino dell'Esselunga mi consegni la spesa a casa.
Sto qui come uno stronzo col mio cappellino di Marc Jacobs calato in testa. Non mi piace il nome Marc Jacobs.
Sto qui come uno stronzo a scrivere testi e correggere quello che per vergogna non oso chiamare "il mio libro", ma del resto come dovrei chiamarlo?
Mi sento presuntuoso all'idea di scrivere qualcosa, ma non ci sono anche i Fabio Volo e i Jovannotti che scrivono libri?
Si, ma allora tu sei uno dei tanti.
Eh no, tu sei il prescelto.
La Fenice Sacra Imperiale di Nanto è calata sulla tua fronte alla nascita e ora sei costretto ad avanzare senza possibilità di indietreggiamento, senza assumere alcuna posizione difensiva, contemplando solo una tecnica di attacco fulminea e impercettibile.
La realtà è ben più confusa della fantasia.
Ma quale realtà è vivibile senza il sogno? Anche gli impiegati sognano? Forse la vacanza a Sharm, o finalmente il giro in Brasile.
Qualche viaggio ecologico per vegani comunisti?
Troppa caffeina, forse, ma io vivo con orrore le "vacanze". L'idea del mare mi fa pensare ad un esilio forzato dalle cose che amo veramente, dalla civiltà, dalle Belle Cose. Dai bicchieri con la giusta proporzione e i dettagli degli oggetti.
Uno diventa feticista degli oggetti. Ti legano alla tua realtà.
Voglio una cravatta nera non troppo larga. Voglio la pochette da abbinare con la camicia bianca. Non la borsetta, il fazzolettino.
Non sono ricchione.
Voglio una stanza, in casa, come quelle dei cinesi ricchi. Una di quelle stanze con dentro tante gabbiette di uccellini che cinguettano, che gli dai i semini. È una soddisfazione della vita. Gabbiette di tutti i tipi e fogge.
Meglio un morto in casa che un Foggiano alla porta.
Adesso chiedo il conto e valuto se tornare o no a scrivere aui anche prossimamente. C'è il vantaggio che non mi conoscono e non fanno domande.
Di certo questa sobrietà forzata, siamo a dodici giorni ormai, mi fa stare più lucido. Ricordo meglio le cose, coordino meglio i pensieri, mi alleno meglio, con più forza e resistenza.
Non vedo l'ora di tornare in tour negli States quest'estate. A battere il ferro finchè è caldo. Rivedere posti e facce che ti aspettano con trepidazione, che ti demandano. Il sogno di vent'anni di tutto il mio essere.
Qualcuno dall'altra parte del mondo che canta la tua canzone. E ormai quella canzone non è più tua, ma è sua, perchè il senso stesso delle parole è diventato suo. Di quello che te la sta ricantando in faccia.
Ora vado. Memento mori, la spesa starà arrivando, ho preso anche una boccia di Tanqueray classico. Secco, 47 gradi, da Martini classico con l'oliva, primo di una ipotetica serie. Non oggi. Una bottiglia che è fatta per ricordare la forma dello shaker a tre pezzi. Fantastico.
Memento Morich.
tutto questo è molto interessante. anche io non sopporto i luoghi in cui devo toccare le cose con le mani. e poi: non è meglio un caffè ora di un pranzo alle 13?
ReplyDeletequellideibar non li capirò mai.
Micol cara, in realtà come ben saprai, in Italia non lavora nessuno.
ReplyDeletePrendi quelli delle banche.
Iniziano alle 8 ca. Ore dieci, mezz'ora di PAUSA CAPPUCCIO.
Alle 12,30 CHIUDONO. E riaprono alle 14,40 (?!?!?!?!?) per poi chiudere baracca e burattini alle 16, 16 e 30 quando tu va di culo.
E comunque io li vedo sempre e solo AL BAR coi loro cazzi di cappucci.
Ciao.
Lord