Let's get Lost.
Ho imparato una nuova tecnica della Scuola Imperiale della Fenice. Si chiama "Tutto è tuo".
In poche parole quando sono fuori in giro, immagino di essere a casa mia e che quindi, derivativamente, tutto sia mio.
La gente che vedo in giro sono ospiti di casa mia. Devo essere gentile ed educato chiaramente, come lo sarei con uno che entra in casa mia. Perchè sono gli altri a essere in casa mia. Non viceversa.
Buon giorno!
Salve a lei.
Fatto sta, che con questi bei propositi pompanti e pimpanti mi dirigo con tutto vigore verso il bar Trussardi, dove l'altro giorno stavo così bene a osservare le gambe delle impiegate passeggiare avanti e indietro attraverso la MIA vetrina. Ma.
Sabato apre alle 12. Che cazzo vuol dire che sabato aprono alle 12? Hanno capito il mio giochino e
Si son messi daccordo? Mi sembrava troppo bello infatti che una cosa bella si potesse ripetere due giorni di fila.
Proviamo con l'Hyatt.
Porta chiusa. Che cosa?
Maledizione, neanche un barman dei miei a intravvedermi dalla vetrata. Nella "Cupola" ci sono quattro stronzi arabi e russi con le loro stupide colazioni e io qui fuori a fare la muffa?
Secondo rimbalzo.
Il ripiego. Brera, ma tanto la città è mia del resto, no?
Giù a camminare con lena sotto il colonnato della Cariplo, becco il matto che canta Heidi con voce laida e stridula, gli faccio un filmino con il telefono. Fantastico.
Brera, l'Accademia. Il bar Brera. Troppa gente, stranieri, laureandi con famiglie borghesi appresso, gli sciurotti dei piani di sopra che scendono in ciabatte, il bar Giamaica mi fa cacare. E anche qui troppa gente per sedersi fuori. E non fa neanche tutto sto caldo.
Terzo rimbalzo. Lo devo giocare al lotto?
Dietro front. Torno sui miei passi e mi infilo nell'O' Connells. Se la stanza in fondo, quella con la finestra che volge al cortiletto milanese, è vuota, allora è fatta.
Bingo.
Da due giorni ascolto Chet Baker. Mio papà lo conobbe tanti anni fa, non so se a Milano o a Roma, è stato gentile con lui, gli ha autografato un disco. Di più non so.
Ho scoperto che mi piace tantissimo. Ora. In questi giorni. Poi chi lo sà.
È comunque da stamattina che ascolto con ossessione Let's get Lost. E nel ritornello dice una cosa che è magica nella sua semplicità. Dice perdiamoci, per celebrare la notte in cui ci siamo incontrati.
Come lo capisco. Come è mio e di tutti sto concetto. Come è semplice, ma raffinato.
Certo, ci sono anche esseri umani che apprezzano Alessandro Siani o la Ventura, gente che si emoziona con un film di Ligabue o una canzone di Jovannotti. Ognuno è purtroppo libero di fare ció che preferisce. Morire della morte che più gli piace. Ma non nel mio impero.
Io voglio morire con un Martini in mano e Chet Baker che suona. Poi all'inferno ci ritroveremo insieme a personaggi della madonna, scusate la battuta, ma sarà ancora più uno spasso di ora.
Vabè mentre sto pensando a queste cose mi suona il telefono. È Woland.
Me ne accorgo ancor prima di guardare perchè il telefono fa: "Si lo so, si rimane allibiti di fronte a tanta tecnica, perchè è una prerogativa dei grandi maestri e della Sacra Scuola", etcetera.
Questa è la suoneria del telefono quando mi chiama Woland.
Maledizione. Mi fa.
In che senso? Io.
Maledizione. E sghignazza.
E quindi? E sghignazzo.
E quindi? Lui.
Tu non sai cosa è successo.
Dobbiamo portare qualcosa al festeggiato stasera?
Dillo senza S.
Staera. Piuttosto rispondi così, a freddo, Jolly contro Gojiba?
Beh, Jolly sicuramente, possiede la tecnica del Pugno dell'Ascensione di Nanto, poi ha le carte da gioco taglienti. È minaccioso.
Lo interrompo. Eh ho capito, peró a detta del Grande Padre del Clan della Zanna il fratello Gojiba è il più astuto dei Cobra.
Si ho capito, ma Jolly si teletrasporta.
Vero.
Dannazione.
Dannazione e Maledizione sono ormai diventate le
Parole più usate. Woland dice sempre la prima, io l'altra.
Beh, e quindi?
E quindi sta notte mi son svegliato verso le quattro. Gola riarsa. Faccio per andare in cucina a bere dell'acqua.
San Pelle?
No, Ferrarelle.
Dillo senza la R?
Feaelle.
E quindi?
E quindi sono quasi al frigo e inciampo in qualcosa di molle ma gnucco allo stesso tempo.
Mi alleno?
Eh?
Come sarebbe mi alleno?
No. Ghigna. Non mi alleno, cioè si, ma oggi pomeriggio.
Ah. Ricordiamoci di prendere qualcosa per il festeggiato. Tipo gli diamo due euro in un sacchetto di plastica e stringendogli la mano con commozione gli diciamo di non ringraziarci.
Oppure potremmo regalargli tipo del riso integrale già cotto.
Si, idee del genere fan sempre piacere a una cena.
Le belle cose!
No comunque ascolta, non ti ho ancora spiegato cosa è successo.
E quindi?
E quindi inciampo, accendo la luce, e per terra c'è un nano.
Cosa?
Un nano. Vestito benissimo. Testa grossa. Emancipato, un completo come il tuo nuovo, mezzo smoking nero, camicia bianca, pochette bianca, cravatta nera, scarpe lucide a punta, avrà avuto il 32 di piede. Praticamente era Jason Statham in nano. Sotto il frigorifero.
E tu che hai fatto?
Io ero allibito da tanta tecnica del vestiario.
E il nano?
Ha chiesto scusa, poi si è alzato, e tutto disinvolto ha aperto il frigo e mi ha chiesto se mi puó offrire dell'acqua gassata.
E tu?
Ho accettato e ringraziato. Poi mi fa, ti alleni ancora alla Olympia?
Quale, quella a San Vittore?
Si quella. E insomma poi ci salutiamo e lui con classe mi da la mano con un leggero inchino, un inchino frivolo, muove il piedino lateralmente alla Alberto Sordi insomma. Mi fa arrivederci e va via. Apre la porta e se ne va. Ma non prima di avermi lasciato il suo biglietto da visita.
Noo! Com'è il biglietto?
C'è scritto Komaku. Nano. E il telefono.
No vabè. È fantastico!
Portiamo gli elastici stasera?
Si, ottima idea.
Dillo senza la D.
Iea.
Ok allora ci aggiorniamo fine primo tempo Parma-Milan.
Ok a dopo.
Ciao, ciao.
Maledizione.
Dannazione.
To celebrate this night we found each others, let's get lost.
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