Thursday, October 3, 2013

FAECALOS


Sul web, e in particolare su Youtube, da un bel pezzo spuntano come funghi svariati canali paradidattici.
In questi "canali" vedo trattare i più svariati temi. Alcuni fanno giochi di prestigio con le bottiglie di cocacola riempite con le mentos, se le infilano nel culo e poi esplodono con somma gioia dei loro amici e colleghi premi nobel per la ricerca scientifica.
Altri, e specialmente ragazze tra i 20 e i trent'anni, fanno degli indispensabili tutorial su come ci si deve truccare, oppure dei video fashion blog che trattano delle svariate applicazioni trendy o di usi e costumi legati alle ultime tendenza di moda.
Per non parlar della miriade di video blogger che ci insegnano a fare questo o quella ricetta di cucina. Tipo quella della mummia col cane di fianco alle padelle.
Io apprezzo particolarmente la figura dei video blogger e in particolare quella delle fashion blogger.
Pertanto, ispirato dalla loro esistenza, ho pensato di aprirne uno anchio, che dedico fortemente a loro con tutto l'amore che ho: un video canale su come si va a cagare.
Un nome non l'ho ancora, perchè la cosa è fresca di immediata ispirazione, e mentre sto scrivendo questo Manifesto penso già al mio trono di Richard Ginori, ma vi informerò a riguardo al più presto.
Mentre la merda scende dura, ma fluida, e sento un bel ploff giù nel tazzone, ispirato dalle facce delle bloggers più indottrinanti, inizio quindi a darvi un'anticipazione delle innumerevoli puntate e delle prospettive che verranno affrontate nel corso del tempo.
Cagare stesso dovrà divenire un progetto.
Inizierò con delle nozioni e consigli sull'alimentazione più adatta per mettersi in gioco nel modo più corretto, per raggiungere la qualità e quantità desiderata.
Coi miei consigli si potrà ottenere del gradevole Crem Cacarèl, oppure dei simpatici Merdigotti, oppure un dignitoso e imperiale Marròn Caghè. Insomma tutto sarà possibile!
Passeremo poi a descrivere i diversi atteggiamenti da assumere nelle svariate situazioni sociali. A lavoro in ufficio; appartati nella tundra; in tranquillità a casa propria o in albergo; la cagata on the road, quella a sfregio a casa d'altri; la botta e via.
Affronteremo il tema del fecaloma estremo, quello che ti coglie impreparato di notte per istrada e non hai nulla per pulirti. Un consiglio, fatelo dietro la porta della macchina aperta, per crearsi un vago diversivo e sostegno: a volte è proprioquestione di vita o di morte.
Si dirà come approcciarsi alla cagata casalinga dal punto di vista psicologico. Se deve essere con calma oppure se si ha fretta. Con porta aperta o chiusa.
Vi enuncerò le tecniche più all'avanguardia per pulirsi il culo in presenza o in mancanza di bidet. Non scherzo. Le ho provate tutte. Dal Fresh & Clean (originale o tarocco…), all'appoggio su lavandino a 3/4, add'altre anchora. I vari tipi di carta igienica, la giusta quantità e qualità, il modo corretto per piegarla e afferrarla e utilizzarla. Come sprecarne il meno possibile!
Quindi si parlerà anche di risparmio ecologico dell'acqua dello sciacquone, e il momento più opportuno per  tirarlo.
Trucchi per nascondere e/o disperdere l'odore. Si sa che il nostro ci fa piacere, ma non è così per gli altri.
Cosa leggere durante l'evacuazione, se giocare o meno a Sudoku o alle parole crociate, e cosa ben più importante: le facce da visualizzare. Degli studi universitari all'avanguardia hanno infatti rivelato che alcuni personaggi noti inducono a una minzione sfrenata e anzi, a determinati e svariati effetti differenti. Questi sono dai cantanti di musica italiana a signori del mondo della politica o del gossip. Provare per credere, io tengo appeso al muro svariate facce e se voglio fare una bomba solida guardo un Brosio, piuttosto che una Littizzetto per una cagata a spruzzo laterale con scorreggia a stracciapercalli! Le possibilità e le combinazioni sono pressochè infinite!
Tratteremo l'argomento delicato della scelta di tenere il telefono acceso o in modalità aereo. I pro e i contro.
La musica più adatta? Nesun problema, anche su questo vi chiarirò le idee. Certo, ascoltare Jovannotto fa cagare, ma al tempo stesso irrita causticamente il colon. Attente saranno le valutazioni a riguardo.
Ci saranno addirittura degli special spin-off che si sposteranno sulla pisciata. E scientificamente applicherò gli stessi criteri e le stesse procedure.
Il come, il dove, il quando e il perchè.
Verranno poi realizzate schede basate su dei profili esistenti, e badate bene, grazie al feedback e alle numerose richieste con gli utenti, consigli didattici a vostra misura!
Si aprirà un forum specializzato su ogni tematica, ma soprattutto: organizzeremo dei grandi eventi sponsorizzati da case farmaceutiche e produttori di carte igieniche !
Io, da CEO e Maestro Indiscusso della cagata sarò più che benevolo verso i miei adepti. Creerò un help desk per ogni esigenza e in seguito una Task Force con servizio d'emergenza a domicilio e numero verde per la cagata.
Seguitemi: vi illuminerò!
E tu dimmi, graziosa fashion blogger, dimmi come ti esprimi sulla tazza. Perchè qui di espressione proprio si sta parlando. E forse, da oggi, si toccherà il cielo finalmente spingendo verso il basso!
E ora torno a cagare.
E due!










Tuesday, June 25, 2013

Due amici. Un pomeriggio.


Domenica.
Un amico scrive all'altro e gli dice che si sta bevendo un caffè all'ombra di un albero.
Potrei dire che si tratta di un acero giapponese rosso, ma farebbe frocio.
L'altro amico, che stava facendo la muffa dopo la sbornia, gli risponde che giusto il tempo di infilarsi le braghe sarebbe arrivato da lui.
Quest'ultimo va di corpo, si lava i denti, prende una pillola, si tira in dietro i capelli, infila le braghe dimenticandosi la cintura, mette la prima maglietta bianca che trova (ma non puzza), indossa scarpe con la punta che non son più di moda, ma lui lo fa apposta perchè della moda e delle nullità che ci stanno dietro non gliene frega un cazzo e anzi, gli fa piacere fare cose in spirito di contraddizione. Si mette nelle orecchie sempre la solita cosa da post sbronza domenicale (e non solo), ovvero il concerto di Keith Jarreth a Milano La Scala del 1995, Parte Seconda, dove al minuto 12:44 si ferma il mondo e si rivoluziona la nostra (e la vostra) realtà per come la si conosce creando una catarsi-rivelazione che forse non è bene che arrivi ai più, e susseguente rammarico che come al solito le cose migliori debbano per forza rimanere di pochi, con ragionamento a posteriori sul fatto che forse è proprio vero che le masse debbano essere dominate e sottoposte a dittatori illuminati.
Insomma, sta domenica, il secondo amico finalmente esce di casa, raggiunge ll primo amico al posto dove si son dati appuntamento, così, all'ultimo, senza preavviso alcuno, e senza programmare nulla (nè vedere un pò com'è la situazione…). Ecco si ritrovano.
Ore 14:40.
Fa caldo, ma tira una brezza piacevole e loro due godono della fortuna oligarchica di poter dirigere i raggi del sole altrove. Immaginiamo dei Diurni, come Blade, che però in più hanno il potere di mandare il sole in faccia a quei quattro stronzi del Fashion Week Uomo che starnazzano frociate tentando pateticamente di attirare una calva attenzione su di loro, ma ottenendo invece solo un effetto lassativo di ironia en passant. Ecco. I due amici rilassati sono così.
E che cosa ordineranno mai da bere questi due amici rilassati in questa domenica gradevolissima di una Milano che ha abbassato la guardia?
Acqua naturale fresca a nove gradi di temperatura. Con un appetizier di olive e mandorle.
Ore 18:00.
Arriva un leggero, ma ottimo Hendrick's Tonica con cucumber peel. Olive. Mandorle.
Il secondo amico ha ceduto irrimediabilmente al richiamo del drink. Del resto in una domenica di post hangover passata così gradevolmente sarebbe stato triste non celebrare con un brindisi dignitoso.
E attorno a loro, poveri ricchi sfigati che ordinano Caesar Salads senza formaggio, senza dressing, senza niente. Solo lattuga e pollo. E allora non facevi prima a chiedere dei petti di pollo con la lattuga di contorno? No, sfigato parvenue di sta fila di bottoni che arriva dalla bassa, fuori Milano, devi riempirti la tua stupida bocca con la parola ceasar salad. e mentre i gay eccitati per il Men's Fashion Week che stanno di fronte a te strillano "Pazza!", "Quella puttana di Marioooo", "ADOROOO", e una serie interminabile di "MPFFF", o scritto in inglese "MPH", o semplicemente "Mmh", ammiccando a cazzate di "Ultimi trend", i due amici sono lì seduti che si lasciamo scivolare tutto dalle spalle. Se ne fregano.
E si mettono a cantare Una Domenica Bestiale di Concato, che il secondo amico ascoltò per la prima volta quando uscì nel 1982, e alcuni ricordi felici dell'infanzia gli ritornano in mente. Per assurdo cose che odiava quando era piccolo, ma che ama ora che è adulto. Le polpette dopo la messa; i pasticcini di via Gulli; le false strette di mano della messa alla chiesa Rosetvm (Scambiamoci un gesto di pace…). 
E sostanzialmente come diceva Vasco nella meravigliosa canzone "Vivere": "Oggi voglio stare spento…" (Leggere anche il resto del testo completo e concludere il senso di ciò che si vorrà dare al tutto).
E un amico inaspettato, con poche parole, o a volte senza nemmeno dirle, diventa un fratello.


L'ottimo ed estivo Gin-tonica con Hendrick's gin e cetriolo.




Saturday, April 27, 2013

Vivere il sogno


Inciampo per terra sulle striscie pedonali mentre la macchina passa col giallo.
Nelle cuffie ascolto una canzone tanto bella, quindi la mia percezione della realtà è leggermente sfocata.
La macchina mi ha appena sfiorato, ma io mi accascio per terra lo stesso.
Scende dalla macchina Simona Ventura e io inizio a battere i piedini per terra.
Ti conosco, sei la Ventura, e mi hai appena investito col tuo Suv mentre stavi mandando un sms a Mengoni.
Vado al talent.
Iniziano i provini dove meridionali intonano con disgustose voci-bellissime altrettante disgustose cover di Michael Bublè, e rifletto su due cose: che si è giunti all'atroce cul de sac dove ormai si fa la cover della cover di altre cover. È un loop che mi spinge a pensare che comunque io sono l'unico che passerà il primo provino, e anche tutti gli altri. La cernita di corpi speranzosi cresciuti (questa generazione) con la pubblicità dello Spritz.
E immagino di sostituire il prosecchino dei loro Spritz con dell'urina, mentre arrivo in semifinale di fronte alla giuria di protagonisti esperti. Bravi nelle loro personalità formate di "Chi ce l'ha fatta" e il sogno l'ha già vissuto.
L'ha vissuto, rifletto, perchè se sono qui ora è solo per raschiare da un barile dove i topi hanno già preso pure gli ultimi avanzi.
Ma io continuo, con la mia maschera indosso, loro si riciclano, e io invece sfrutto il ricatto.
Un jeans e una maglietta e vado. Sorrido perchè così mi hanno spiegato che và.
Serve qualcuno che sia normale come gli altri che stanno dall'altra parte, ma con molta grinta e voglia di far vedere che c'è ancora speranza, che se davvero lo vuoi ce la puoi.
Ma non è così.
È una facciata della facciata. Come quei paesi dei film dei cowboy di una volta, girati nel deserto della Meseta in Spagna. Paesi fantasma dove c'è una strada con le case bidimensionali attorno, sorrette da travi di trucciolato.
E davanti alla telecamera canto come mi hanno indottrinato a fare, fingendo una timidezza che non esiste, e utilizzando solo il 64% della mia tecnica, ma simulando un grande cuore.
Cuore che non ho, perchè dentro sono un pozzo senza fondo.
Nero, vuoto, arido. Dove passo io i fiori si seccano come al passaggio di Dracula.
E non ho nulla da dire, da comunicare, solo la voglia di comunicare, così, per forza, per soldi, per farmi fare la foto con dietro gli sponsor che scorrono.
Vinco il premio ed esce il disco, mi premiano a MtV nella pausa tra il reality sui calciatori minorenni analfabeti e quello delle microballerine cesse che piangono perchè non hanno voglia di sputare sangue davanti a tutti.
E l'esempio che per contratto devo dare ai giovani è che la musica ci fa tutti uguali e che lo Spritz va bevuto con moderazione. Perchè sei pazza, proprio pazza, e mi piace per quello che sei, pazza.
Poi conosco la ragazzina di buona famiglia che mi chiede quali sono i miei tre cantanti preferiti, e mento anche a lei, sempre fingendo che mi faccia piacere parlarle mentre non è vero, e le dico che sono il Liga, il Jovanotti, e GABER, perchè se dici a una cogliona che ti piace Gaber scopi sicuro, ovviamente facendo anche quello un pò di sinistra. Perchè lei è pazza mi piace per come è. Pazza.
E mentre lo schifo e lo slime si gonfia e si gongola nelle tenebre del mio piccolo piccolo cervello mi faccio crescere un pò di barbetta, che poi diverrà un barbone, mentre mi accorcerò i capelli ai lati della testa, a sfumatura alta, e il ciuffolone superiore crescerà a dismisura e vestirò con dei pantaloni dal risvolto alto e calzerò espadrillas, e sarò un pò buffo e un pò pazzo, pazzo significa anche fare il tatuaggetto "Sei tutta la mia vita", con una data a caso, o sul braccio, o sul collo. Ma forse è un pò troppo trasgressivo, oddio.
Ma intanto vivo il sogno che mi hanno inculcato di vivere. Chi me l'ha inculcato? Loro.
Vado al Fuorisalone di Milano e fingo di interessarmi al design alternativo con prodotti ecosolidali, mentre torturo volentieri una serie di carlini affogandoli nella vasca da bagno Jacuzzi, riempita di acido solforico, e nel momento in cui si sciolgono mi faccio un martini secchissimo e solo in questo momento di intimità sono veramente me stesso.
Il Male.
Certo, perchè loro vogliono che tu sia moderato, ma presente, nell'impegno politico, nel divertimento.
E aspetti il terremoto o l'ecatombe di turno per andare a fare il concerto del primo maggio dove tutti si stringono la mano e sono tutti più buoni e sventola la bandiera di Che Guevara e ci facciamo le canne coi compagni. E nel camerino stritolo un tenero scoiattolo in mano fino a che non sento le lacrime schizzarmi fuori dagli occhi e la testa del piccolo mozzarsi nella mia bocca.
Poi faccio il pezzo di rap con il feature di qualche altro asino, nel quale cito Tenco e Gaber e mi prendo gli applausi di quelli che hanno appena mangiato il Kebab.
E la casa crolla su se stessa e mentre sto perdendo i sensi con un pezzo del mio cervello in mano, non sento dolore, non sento niente. Del resto ho vissuto senza sentire nè dolore nè niente.
E l'ultima cosa che ricordo è quella canzone tanto bella che ascoltavo mentre Simona Ventura non mi investiva col suo Suv.
Era Mongoloid dei Devo, e pensavo che sarebbe stata una figata se l'avesse cantata Adam Ant.

Questo pezzo mi è stato ispirato dalla visione di un simpatico sito che vi consiglio vivamente e che si chiama http://mrhatershow.com

Disclaimer.
Se ci sono degli errori ortografici o dei refusi è perchè ho scritto questo pezzo posseduto dall'ultimo dei Killswitch Engage.


Tuesday, March 26, 2013

Margarita la domenica.


La domenica bevo Margarita. Mi restituisce il sodio che durante la settimana evito di assumere per motivi scientifici.
Hotel di mondo, a Roma. Bel posto. Clientela di giovani romanini bene. Insomma quelli che ci sono arrivati che le Hogan non vanno più bene. Ok, ce le hanno, ma con riluttanza, e a forza di aver letto su Twitter che fanno sfigato, le hanno messe nell'armadio. Con la lacrimuccia.
C'è Pippotto, quello che prima, al parcheggio, per farsi un po di coraggio si fa il pippotto sul cd di Anna Oxa. Passerà il tempo a guardarsi attorno, ad un tavolo di gente che è uscita di casa per forza, per esserci, con altri come lui che si guardano attorno e si chiedono cosa dire a quello di fianco per non apparire fuori luogo e a disagio. L'ostentazione della disinvoltura sufficente come scudo per non tornare a casa, mettere la testa sotto al cuscino, e piangere.
C'è Pashmina. Un tizio che qualche mese fa fa mi saluta, io gli dico ciao un pó incerto, lui capisce che non mi ricordo, mi fanno notare che è l'amico di Frase Fatta, io non so, del resto, chi se ne frega se anche non mi ricordassi. Gli dico "scusa, ma non ricordo", e lui "Ma come, abbiamo cenato insieme, abbiamo pure fatto l'apericena", ma io continuo a non assimilare la cosa. Mi tirano calci da sotto il tavolino, ma ho la memoria che vuole non lavorare.
Poi ho un flash, mi sovviene che le altre volte che l'avevo incontrato aveva la pashmina al collo - essendo calvo, porta la pashmina al collo, un assioma - e allora lo riconosco, "ma l'altra volta avevi per caso la pashmina al collo?", e lui "Si, la porto quasi sempre" (gliela si vede anche in agosto), e allora capisce che si è fregato. Una persona che senza pashmina non è più lei, ma un'altra.
C'è Frase Fatta, professionista sulla quarantina, frequentatore di svariati ambienti e strati sociali, riconciliato con il microcosmo e il macrocosmo, dice di non bere più alcool e invece lo sgamo a bere dai bicchieri degli altri quando girano la testa dall'altra parte. Si manifesta solitamente giocando su battute tipo se tu sei dimagrito o ingrassato, e con frasi tipo se dimagri ancora scompari, se ingrassi ancora scoppi. Chiede con ansia che cosa farai nel weekend prossimo. Un pò il simpa della cumpa.
C'è Voce Chioccia. Uno che muore di fame e sta all'altro tavolo, ti dà la schiena, ma si volta di tanto in tanto e pizzica il tuo sedano, che io amo il sedano, e ti dice "ti rubo un pezzetto di coso, di sedano", e fa finta di bere il bianchino al tavolo dei suoi amici-tavolata, che a Roma la gente non riesce a non fare la tavolata, perchè di solito si applica la regola del se magna e se beve. E quindi in luoghi a la pàge si sforzano di manterere un tono, ma dentro sclerano perchè non hanno le pizze da sbafarsi. Si girano, e ti sussano gli appetiziers dal tuo, di tavolo.
Poi arriva l'amica mezza fica (che sotto angolazioni sobrie, in realtà è una mezza cessa) e proclama: "Che si fa?"
E io, al mio terzo graditissimo, ma provato da tutti sti fenomeni, Margarita domenicale, mi chiedo: "Che si fa, COSA?"
Che si fa?
"No, tipo 'na pizzetta, 'nna cosetta..."
'NNA COSETTA?
Ma una cosetta, COSA?
Tutte le esuberanti forze della gioventù iniettate nel corpo di una inutile forma di vita benestante che ha solo in mente una cosa: cosa fare dopo. E lo chiede ancora prima che un dopo sia plausibile. Lo chiede mentre tutti sono ancora lì col loro bicchierino di bianchino. O Spritz nei casi più coraggiosi.
Beve un mojito poco alcolico, ma molto dolce, sta con occhiali da vista finti a montatutra grande per giocare alla nerd di buona famiglia, ha i picci, i sordini (soldini) studia comunicazione in qualche stupida università di comunicazione, ma continua a coniugare frasi con "famo, dimo, nnamo, magnamo, magnasse (congiuntivo), e articoli IL sostituiti da ER. Racconta storie su ex musicisti tossicomani che peró avevano un grande cuore.
C'è Cappello, altra tipologia di calvo, ma più sportivo, che da subito ha optato per un look più aggressive e sta col chiodo e beve birra. Una corona. Ce l'ha in mano da un'ora, ha raggiunto ormai il livello urina annacquata, ma se la stringe in come fosse un salvagente in alto mare, è l'unico della sua tavolata a non vestire con giacchètta e pashmine varie ed è l'unico a non domandare cosa faranno gli altri durante il ponte. In compenso ha come vizio di forma quello di chiedere con compulsione, a tutti, il contatto su Facebook. E stasera la gente non lo caga. "Ah, è Cappello, quello che chiede Facebook a tutti".
E poi c'è il caso teratologico migliore della serata. Delle serate. Perchè non c'è serata in luogo mondano di livello a Roma, dove non ci sia questa tipologia femminile: PROGNATISMO.
Al compimento del trentacinquesimo anno di età, la donna bene romana si sottopone, mandatoriamente, ad una serie di operazioni chirurgiche. O meglio, diciamo che si sottopone ad una sola operazione, e ad altre quindici per risolvere i danni estetici della prima.
Automaticamente il volto della Milf in questione subirà pian piano la mutazione in una protuberanza rigonfia, nella zona tra la base del naso e mento, denominata PROGNATISMO. Abbronzatissima (Mega Solaryum in Corso Francia), appalestratissima col personal al Circolo Due Ponti od Acquaniene, gradisce frequentare i bei luoghi, e si circonda di giovani, ma il cuore e la testa li perderà per il panzone gonfio di turno. 
I luoghi comuni. Le Hogan. Gli Huggs fino a primavera. La Mini Cooper e gli sms in curva a gomito. La sigaretta elettronica. Gli occhiali da vista finti. Il week end in barca. Nella barca di qualcun'altro ovviamente.
Ed ecco l'angioletto sulla destra che mi pone mentalmente la domanda. "Ma Lord, a te pure piacciono i bei luoghi e il buon bere, perchè devi cacare la minchia ogni volta?"
Ma per fortuna appare il diavoletto sulla sinistra e risponde all'altro pusillanime piumato. "Non stare a sentire queste cavolate, Lord, tu non fai altro che prendere atto scientificamente delle aberrazioni umane che ti stanno attorno. Del resto, tu volevi stare al chiuso nella saletta vicino al fuoco, a noi gradita, ma ti hanno costretto a sedere qui fuori, sotto questi stupidi funghi riscaldanti, con la scusa "ma almeno vediamo un pò di gente". Ok Lord, diglielo che la gente la vedi, ma non crucciarti se tu la vedi di più degli altri, magari non meglio, ma di più. E che in fondo non vuoi loro male, ma come al Freak Show si entrava nel carrozzone dei mostri per rimanere stupiti dalle difformità, così anche qui rimani stupito dai casi umani.
In fondo non dai fastidio a nessuno, ti siedi, ordini da bere, consumi, paghi, e salatamente, e hai a disposizione il variegato spettacolo degli esseri umani."
Ora ho il mio terzo Margarita con tequila Cabo Wabo reposada e crust di sale Maldon in mano. Ottimo lavoro dello zio al bar.
Tra l'altro il barman furbetto mi rifila che il Maldon è giapponese, mentre so benissimo che il Maldon è di una cittadina della contea dell'Essex, in Inghilterra, e che là facevano sale fin dai tempi degli antichi romani, parenti suoi, non dai giapponesi, che tuttavia fanno un ottimo whisky copiando le tecniche scozzesi. Glielo faccio notare e allora gira subito la frittata dicendo, certo, è inglese.
Ma del resto se anche avesse sbagliato non sarebbe certo stato un crimine. Ci sono cose peggiori.
Come il Voce Chioccia che insiste a rubarmi il sedano.

Margarita Cocktail con Cabo Wabo Reposada e crust di sale Maldon


Monday, February 25, 2013

Gonzo comedy.


Ho sognato il futuro del cinema italiano. E la sua salvezza.
La commedia italiana degli anni '60 / '70 che incontra il gonzo movie.

Sono a letto. In effetti come i felini credo di essere una creatura che passi quasi l'80 per cento della sua esistenza a letto. Con una sostanziale differenza. A letto non dormo.
La maggior parte del tempo scrivo, leggo, ascolto musica, ma soprattutto, ed è questa la fonte di gran parte della mia ispirazione, sogno.
E non sogno cose che rimangono mezzo di analisi psichiatrica, ma cose che poi riciclo nella vita reale.
E chiudo il cerchio con le teorie junghiane che sostengono che il sogno non è mera ombra dell'esperienza cosciente, bensì parte integrante della realtà intera. È come prendere atto che la dimensione del sonno sia effettivamente un'altro mondo legato al nostro.
In questo caso il sogno non è più semplicemente dipendente dalla realtà e influenzato da essa, ma viceversa funzione stessa di sorgente di vita.
Un pò come in "Nightmare" di Wes Craven direi.
Ad ogni modo, nel sogno che ho fatto sono a letto, mattina presto, e mia moglie si alza per vestirsi, contro voglia, per andare a guadagnarsi la pagnotta a lavoro.
Tra il sonno e la veglia, mezzo rincoglionito, prendo il computer portatile e apro a caso su uno dei miei siti porno preferiti.
Becco tra le varie scenette una pornomodella che assomiglia parecchio a mia moglie.
Non, non ci somiglia affatto: è lei! La riconosco mentre gira dei "Gonzo Movie".
I gonzo movie sono dei film porno, ma senza trama, senza storia. Li preferisco perchè vanno subito al sodo. Chi è del resto ormai il coglione che si guarda un film porno per la trama? Credo nemmeno i militari e i vecchi che andavano nei cinema a luci rosse fino ai primi anni '90.
Domanda: "Scusa guarda qua un attimo, che cazzo vuol dire questo?"
Risposta: "Ciccio, cosa credi, guarda che mica sono tutti dei principini come te che si alzano alle due e non fanno un cazzo dalla mattina alla sera, bella la vita eh? Come credi che uno se la guadagni la pagnotta al giorno d'oggi, lavorando in ufficio? La vita è dura, e ormai bisogna arrotondare come capita, ringrazia piuttosto che hai una bella mogliettina volenterosa…"
La frase non finisce perchè prendo la cinghia di cuoio e inizio a fustigare mia moglie fino a farla sanguinare. Tra le lacrime e una strana voglia catartica di ridere.
Il mio ragionamento è, facciamo una bella cosa, adesso ti faccio sanguinare di cinghiate, dopo ti porto io a battere e a farti da pappone (o procuratore), così giustifichiamo in completezza l'ideona di arrotondare lo stipendio.
Il sogno finisce così, e mi sveglio di buon umore. Mi ricorda tanto quello che era il cinema di una volta.
Mi ricorda "Il Comune Senso del Pudore", piccolo capolavoro del 1976 con Alberto Sordi.
Profetizzo pertanto la svolta del cinema italiano con un ritorno agli anni d'oro, ma intercalato di scene gonzo-movie.
E magari anche qualche Snuff movie nel quale un "Non-Giovane" o una BeppiGucciari facciano la fine dei topi. Un pò come in Glamorama di Ellis, che per onore di cronaca sarebbe potuto diventare un capolavoro cinematografico.
Guarda a caso non italiano.
I film italiani invece, o forse dovremmo chiamarli alla romanesca, "filme", sono commedie dove i vari Siani si alternano ai suddetti Non-Giovani/Gucciari con scene dove il culmine della gag è l'esclamazione "DAI CAZZOO!" e dove immancabilmente nei finali, e a favore di un pubblico sempre meno esigente e sempre più lobotomizzato da Ruzzle, si cerca a tutti i costi una soluzione a "lacrimuccia", di modo che i cloni borghesi dei nongiovani e delle gucciari possano tornare a casa dicendo: "Bè, però è brava la Littizzetto, non sarà bella, MA È BRAVA.
Mal comune mezzo gaudio.
Muore Sansone con tutti i filistei. 
Dove sono i campli Flegrei?
Ma saranno fatti miei!
Ecco perchè quando mi propongono di andare al cinema a vedere un film italiano rispondo diplomaticamente che preferisco rimanere a casa a farmi una rassegna d'essai di gonzo movies.
E chi può darmi torto se a una Littizzetto o a una Gucciari preferisco un'Aletta Ocean o un'Elena Grimaldi?
Ecco là vedo emergere dalle nebbie del limbo un nuovo grande regista, ecco vedo il suo volto!
Ma è Gabriele Paolini, il profeta del condom!

Nella foto: "Lebellecose"

Tuesday, January 8, 2013

Le sagome di legno.


Roma, 2 gennaio.
File di medi davanti al negozio delle scarpe Hogan. Per i romani dabbene, lo noto pur con tutto l'amore che provo nei loro confronti, le Hogan sono ancora simbolo di emancipazione.
Milano, qualche giorno dopo.
File di basso borghesi intruppati, anche se con meno convinzione dei cugini romani, davanti all'entrata di Moncler. Perchè c'è ancora qualcuno che mette il moncler. Tiene caldo, è tanto carino, è così colorato.
Sono iniziati i saldi: bisogna mandatoriamente comprare. Anche se non si deve. Anche se non si ha voglia. Con volti impersonali e sguardi anestetizzati.
Automi, scatole di legno, sagome di cartone.
Un piccolo passo in dietro nel breve termine.
Natale. La festa di Gesino Bambù che porta i regali, Gesù Bambino anagrammato dalla buon anima di mio zio.
I bambini sono contenti perchè Babbo Natale, che lavora per la televisione da almeno quando l'hanno inventata, porterà loro tanti regali, a patto che si siano comportati bene.
A patto che i genitori o chi ne fa le veci abbiano abbastanza voglia o soldi per farglieli, dei regali.
A patto che non sia ancora scoppiata una guerra termonucleare.
Io vorrei che il Natale fosse realmente la festa che dovrebbe essere per la religione cristiana. La nascita di Gesù non dovrebbe infatti essere celebrata mediante una gioia semplice e raccolta, scevra di frivolezze pagane termoguidate dal Grande Fratello Pre-Orwelliano, pre-cataclisma?
E invece no, a Natale siamo tutti più buoni. Quindi tutti in fila da Nespresso a sudare per il nuovo sapore proveniente dall'India, con accenti di scorza. Perchè la scorza fa tanto Natale.
Ma non ci sono soldi, mi dico, eppure come fa Pec ad essere pieno di vecchietti rimbambè che venderebbero il nipote per un pezzo di capitone o un quarto di aragosta in gelatina?
Le file. Con la security!
E i volti. Concentrati, tesi, intenti, ma d'occhio spento. Facce grigie, se non allampadate d'arancione tram (il 19, che credo non esista più, come son vecchio!). Ieri ho visto un abbiente sindromico di down ustionato dalle lampade, la testa microcefalica, in preda a una frenesia sconclusionata davanti a Louis Vuitton, pacchi di tutte le griffe che gli cascavano ovunque pur di avere di più, di ghermire di più, in una mongoloide voluttà gradevolissima alla vista.
Movimenti meccanici, precisi e il più possibile ordinati. Ci si imbottiglia dentro Abercrombie. C'è materiale per un libro grottesco, non a caso ci sto provando da due anni.
Ci si potrebbe chiedere dove andremo a finire, ma sarebbe troppo semplice, basterebbe sedersi e guardare, o anche stare in piedi e mescolarsi topescamente con le sagome di legno.
Chi tira i fili tanto dolcemente da non essere visto? Sembra facile dare un nome a questo meccanismo che tanto ricorda la visione del Molech di Fritz Lang.
Chiamiamolo Molech. Un'essenza multipla creata da noi stessi per riempire i vuoti che noi stessi ci creiamo.
Ci mettiamo nella condizione di desiderare ciò che non abbiamo e di invidiare l'immagine proposta dal Molech, di chi invece possiede. E badiamo bene, desideriamo cose che non servano alla sopravvivenza. Per lo più banalità. Quelle banalità che, tipo il Pocket Coffee, dovrebbero darti un pò di piacere nei momenti di vuoto.
Perchè a noi nessuno ci insegna che anche il vuoto è bello. Nessuno ci insegna a svuotarle le cose, ma a riempirle di fuffa.
E così la testa è piena di sughero, l'espressione e vacua, e usciti da Nespresso si fa un saltino al dirimpettaio D-Squared.
Perchè a Gesino Bambù i Re Magi, con sguardo spento e movimenti meccanici, gli portarono le scarpine di Tom Ford, la sciabola da Champagne damascata di Lorenzi, e un bel Cartier d'oro massiccio. E il bue e l'asinello soffiavano a temperatura costante di 22 gradi, mentre Ponzio Pilato faceva i pilates in vista di grandi pranzi. Natalizi.
I miei regali? ho ricevuto in dono Velocità lettura libri +2, e delle occhiaie da far impallidire Nosferatu.
Piuttosto trovo interessante chiedermi cosa faremo quando il vuoto sarà colmato completamente.
Entreremo nella orrenda cavità circondata dalle fauci insaziabili di Molech e senza più desideri, appagati di niente, verremo ciucciati come mandarini.
Accompagnati da un Campari.


Il Molech di Metropolis (Fritz Lang, 1927)