Sunday, November 15, 2015

Una buona domenica

Lui si sveglia con l'odore del caffè. La vecchia nonna deve averglielo preparato.
In cucina c'è sempre qualcuno che cucina. Di là risa di bambini.
Un fiasco di vino rosso sfuso sul tavolo, l'ha portato un cugino demente di Campobasso.
Entra, apre il frigo e prende una caciotta semistagionata, regalo della portinaja calabrese. Ne taglia una fetta e la mangia con del pane casareccio. Di grano scuro, tipo quello di Lariano. Il caffè è fatto con una moka da tre. Si chiede se è meglio questo o l'espresso del bar.
La vecchia madre vestita perennemente a lutto è lì a cucinare un sugo di carne da due giorni insieme alla nonna, la prefica. Il profumo fa svenire.
In casa vivono in dodici. Uno dei fratelli è culo. Lo sanno tutti ma non lo sa nessuno. Ancheggia per il corridoio, quello lungo con la foto incorniciata di Padre Pio, sia benedetto. Sia benedetto anche il ricchione, forse guarirà.
Si mangia finalmente, mezzo chilo di pasta a testa. Poi non si dica che la pasta è la scelta economica. A tavola anche i più piccoli tacciono, altrimenti volano schiaffoni.
È domenica. Due le cose da fare: svuotare i coglioni e svuotare la Beretta in faccia all'infame.
Lui esce, prende la Ritmo e va a fottersi una puttana in casa dove si sta comodi per quella mezz'ora. Paga, rutta e si lava le palle. Se le lava dopo.
In macchina alza la chiappa e fa una lunga scorreggia sonora. Nel sugo di mamma c'erano un sacco di cipodde.
Fa le scale e suona al campanello, il tizio lo riconosce e lo accoglie a braccia aperte. Gli spara in faccia e il sangue ha lo stesso colore di quello che ieri aveva visto in macelleria. Le fette 10 euro al chilo. Deve ricordarsi di prenderne una bella scorta per le braciole.
Nessuno lo vede, tutti si fanno i cazzi loro. Teste di cazzo.
Torna sui suoi passi e getta il ferro in un fossato. 
La prende lunga e gli viene un languorino, va in autogrill e compra I COGLIONI DEL MULO da tre chili, quello col lardo in mezzo, che regalerà alla madre la sera, terminati i giri.
Capatina al bar Sport dove I fratelli Marranzano gli daranno la busta. Si accende un toscano ma è solo adesso che si accorge che sulle mani non ha odore di polvere da sparo o ferro rugginoso della pistola, bensi quello della caciotta semistagionata.
Imbosca la busta e stringe le mani ai fratelli. Uno secco secco e strabico, l'altro obeso e forforoso.
Si fa un aperitivo a base di verdicchio gelato e patatine dal sacchetto con dentro la sorpresa. La sorpresa è una piccola spilla di plastica grigia che dovrebbe sembrare una stella da sceriffo.
Torna a casa e regala la spilletta a uno dei fratelli più piccoli. Il piccolo gli dice che da grande vuol fare lo sbirro. Siamo apposto.
Sente la mancanza del padre. Vede una foto appesa dove gli tiene la mano sulla testa e ridono.
Ora però non c'è un cazzo da ridere.
Però intanto i soldi a casa ci stanno.
La madre fa i salti di gioia per i coglioni del mulo e li appende in cucina di fianco al ferro di cavallo cosentino.
Stasera c'è la partita, si cena davanti al televisore. Ci stanno i fritti.
Lui pensa che dovrà procurarsi un altro ferro. Poco male ci sono gli albanesi giù al porto. Domani avrebbe fatto una capatina, e si sarebbe mangiato anche una bella frittura di paranza. E poi magari anche un'altra scopata.
Domani.
Oggi la pagnotta a casa l'ha portata. Staranno tutti con la pancia piena per un pò. I conti tornano.
Alza la chiappa e fa una sonora scorreggia. Vede che nonna sventola disperata un canovaccio e quindi indica mamma come capro espiatorio per l'aerofagia. Non ha tutti i torti.

Domani rotture di cazzi, nuovi compromessi, ma ora c'è la partita. Non è ancora finita la giornata e oggi è stata una buona domenica.

I coglioni del mulo, con il lardo in mezzo.


Friday, August 21, 2015

La parabola del pittore cinese e dell'imperatore.

C'era una volta un pittore cinese che lavorava al ristorante FENG di una traversa di Paolo Sarpi.
Un pomeriggio, mentre scongelava carne di topo nel cortile sul retro venne avvisato che quella sera a cena ci sarebbe stato l'imperatore di Bruzzano, il migliore spacciatore di barella, nonchè appassionato di cucina esotica.
Si fece sera, e finalmente giunse l'imperatore coi suoi mandarini a cavallo di T-Max truccatissimi. Volle ordinare il suo piatto preferito, la specialità del pittore cinese. Che poi non era un vero e proprio pittore, insomma lo era stato, ma visto che le sue opere facevano cagare si diede alla cucina, anche se i suoi amici continuavano a sfotterlo chiamandolo in modo sarcastico "Il Pittore".
 - Ah, sei un pittore? -
 - Si - 
 - Allora dipingimi sto cazzo. - E tutti a ridere.
Comunque l'Imperatore di Bruzzano ordinó il famoso POLLO DEL NAVIGLIO, che poi era carne di topo. Scongelata, fritta e in agrodolce.
Il Pollo del Naviglio era il piatto preferito dei Bruzzangeles perchè aveva un buon sapore e non costava un cazzo.
Arrivarono le pietanze e gli ospiti mangiarono avidamente.
Si fecero un tiro di bbamba a tavola, tanto chi guardava si pigliava gli schiaffi. Come da copione di digestivo ordinarono tutti un Limoncè doppio, pagarono e se ne andarono a fare mafieggio all'ATM che ora faceva davvero brutto, tra gente di fuori, tardone disperate, e camerieri che urlano.
La notte l'Imperatore e i tamarri morirono tutti dopo aver sofferto di orrendi dolori e spasmi al colon.
Adesso Il Pittore cinese è in galera e ha cambiato sesso.
La morale fatevela un pó voi, testine.

Ps: Ah, ma tu sei un lettore?
Si?
Allora leggimi sto cazzo.


Tuesday, March 3, 2015

Il Nebbientho

Il Londonivm è la sostanza che introdotta nel Baluciterivm crea il Nebbientho.
Il Nebbientho non è una vera e propria costruzione chimica, è il risultato di studi scientifici applicati alla magia nera.
La nostra società è retta da tecnopati che controllano e garantiscono il costante flusso di Nebbientho per la popolazione.
I tecnopati inseriscono il Londonivm negli enormi Baluciterii dove si crea il Nebbiento.
L'occupazione fondamentale della gente è quindi cercare e raccogliere il Londonivm dove ci sono maggiori concentrazioni dello stesso, di notte, nei luoghi più remoti della città. Le zone più ricche di questa essenza sono presso i cimiteri e le periferie.
Il Baluciterivm è un immane costruzione biomeccanica a cupola nera che sovrasta le città dal centro, di modo che non esistano più centri delle città. Prende nome dall'enorme mammifero che visse nell'Asia Centrale tra i trena e i venti milioni di anni fa, comparso nell'Oligocene e scomparso nel Miocene. Il Baluciterivm sia meccanica che organica, frutto dell'ingegneria avanzatissima della nostra epoca.
Grazie al Nebbientho la popolazione vive priva di problemi e al sicuro di ogni turbamento. Grazie al Nebbientho la gente pensa meno. E ciò è bene per i Tecnopati, che meticolosamente distillano la sostanza e la distribuiscono durante il giorno, oscurando il cielo e proteggendoci dalla luce.


Dal verbo di Vögel: "Non di solo pane vive l'uomo, ma del Nebbientho dei grandi tecnopati."
Il tecnopate Zauss mostra con orgoglio un primitivo modello di Baluciterivm, l'Arkanoid V.1.2

Wednesday, February 25, 2015

Racconto molto simbambè

Oggi, una brava persona che tuttavia conosco solo di vista, si è messa a farmi un panegirico ispiratissimo sul pericolo di venire traviati dal Diavolo.
In seguito a un'ansia immonda che ho tarpato con due fette di carne e del riso integrale, ho pensato bene di scrivere un breve raccontino.
Lo pubblico qui sul blog visto che è un bel pó che non lo aggiorno di contenuti.

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I cugini Biku e Baku se ne andavano simpaticamente a spasso in cerca di scorie radioattive per avvelenare i propri amici quando incontrarono Murmur mentre si manifestava a un crocicchio. - Ciao Murmur, che si dice, - fece Biku, mentre l'altro rispose, - Ciao amici, sono apparso per farvi un regalo. Vedete laggiù? Dietro quell'angolo cecoslovacco una madre passeggia coi propri neonati nella carrozzina. Fatele una bella sorpresa. - E scomparve in una nuvola di zolfo.
Biku e Baku estrassero rispettivamente un ascia e una drusa e rapirono i bambini restituendoli mutilati alla madre, che in segno di riconoscenza si infiló due lunghi spilloni nelle tempie.
 - Vabè non avremo trovato le scorie, ma in compenso ci siamo divertiti un mondo, vero Baku? -
 - Puoi ben dirlo, fratellino. Piuttosto, che si mangia stasera? -
 - Feci e sangue caro mio, feci e sangue. -