Lui si sveglia con l'odore del caffè. La vecchia nonna deve averglielo preparato.
In cucina c'è sempre qualcuno che cucina. Di là risa di bambini.
Un fiasco di vino rosso sfuso sul tavolo, l'ha portato un cugino demente di Campobasso.
Entra, apre il frigo e prende una caciotta semistagionata, regalo della portinaja calabrese. Ne taglia una fetta e la mangia con del pane casareccio. Di grano scuro, tipo quello di Lariano. Il caffè è fatto con una moka da tre. Si chiede se è meglio questo o l'espresso del bar.
La vecchia madre vestita perennemente a lutto è lì a cucinare un sugo di carne da due giorni insieme alla nonna, la prefica. Il profumo fa svenire.
In casa vivono in dodici. Uno dei fratelli è culo. Lo sanno tutti ma non lo sa nessuno. Ancheggia per il corridoio, quello lungo con la foto incorniciata di Padre Pio, sia benedetto. Sia benedetto anche il ricchione, forse guarirà.
Si mangia finalmente, mezzo chilo di pasta a testa. Poi non si dica che la pasta è la scelta economica. A tavola anche i più piccoli tacciono, altrimenti volano schiaffoni.
È domenica. Due le cose da fare: svuotare i coglioni e svuotare la Beretta in faccia all'infame.
Lui esce, prende la Ritmo e va a fottersi una puttana in casa dove si sta comodi per quella mezz'ora. Paga, rutta e si lava le palle. Se le lava dopo.
In macchina alza la chiappa e fa una lunga scorreggia sonora. Nel sugo di mamma c'erano un sacco di cipodde.
Fa le scale e suona al campanello, il tizio lo riconosce e lo accoglie a braccia aperte. Gli spara in faccia e il sangue ha lo stesso colore di quello che ieri aveva visto in macelleria. Le fette 10 euro al chilo. Deve ricordarsi di prenderne una bella scorta per le braciole.
Nessuno lo vede, tutti si fanno i cazzi loro. Teste di cazzo.
Torna sui suoi passi e getta il ferro in un fossato.
La prende lunga e gli viene un languorino, va in autogrill e compra I COGLIONI DEL MULO da tre chili, quello col lardo in mezzo, che regalerà alla madre la sera, terminati i giri.
Capatina al bar Sport dove I fratelli Marranzano gli daranno la busta. Si accende un toscano ma è solo adesso che si accorge che sulle mani non ha odore di polvere da sparo o ferro rugginoso della pistola, bensi quello della caciotta semistagionata.
Imbosca la busta e stringe le mani ai fratelli. Uno secco secco e strabico, l'altro obeso e forforoso.
Si fa un aperitivo a base di verdicchio gelato e patatine dal sacchetto con dentro la sorpresa. La sorpresa è una piccola spilla di plastica grigia che dovrebbe sembrare una stella da sceriffo.
Torna a casa e regala la spilletta a uno dei fratelli più piccoli. Il piccolo gli dice che da grande vuol fare lo sbirro. Siamo apposto.
Sente la mancanza del padre. Vede una foto appesa dove gli tiene la mano sulla testa e ridono.
Ora però non c'è un cazzo da ridere.
Però intanto i soldi a casa ci stanno.
La madre fa i salti di gioia per i coglioni del mulo e li appende in cucina di fianco al ferro di cavallo cosentino.
Stasera c'è la partita, si cena davanti al televisore. Ci stanno i fritti.
Lui pensa che dovrà procurarsi un altro ferro. Poco male ci sono gli albanesi giù al porto. Domani avrebbe fatto una capatina, e si sarebbe mangiato anche una bella frittura di paranza. E poi magari anche un'altra scopata.
Domani.
Oggi la pagnotta a casa l'ha portata. Staranno tutti con la pancia piena per un pò. I conti tornano.
Alza la chiappa e fa una sonora scorreggia. Vede che nonna sventola disperata un canovaccio e quindi indica mamma come capro espiatorio per l'aerofagia. Non ha tutti i torti.
Domani rotture di cazzi, nuovi compromessi, ma ora c'è la partita. Non è ancora finita la giornata e oggi è stata una buona domenica.
I coglioni del mulo, con il lardo in mezzo. |