Sunday, February 26, 2012

Fine della festa

Domenica mattina. Il CAV è quasi apposto. Se non fosse per la voce bassa rasenterei la perfezione.
Del resto me la posso anche pigliare con calma, non ho concerti in vista.
Non ho concerti in Villa.
Claudio Villa aveva una delle più grandi voci del bel canto italiano, in un periodo di grande entusiasmo sociale.
Il Whisky a gogo a Roma. Gli anni CinquantO.
Sono in cucina, in fondo, dove c'è l'altra finestra, a bere un caffè doppio.
Marzo. Il mio mese preferito. Non so spiegare totalmente razionalmente il perchè. Forse perchè come il saggio ungherese declama con tono dottorale "È primavera - i cani scopano", anchio avverto dell'elettricità nell'aire.
Delle mine antiuomo nell'Eire.
Non si muove un anima, solo un forte vento che spazza tutto via. In inverno mi darebbe fastidio, oggi no.
Ieri è stato l'ultimo giorno di Carnevale a Milano. Quello che si fa dopo delle altre città perchè si aspetta che finisca la peste.
Il Carnevale ambrosiano.
Ambrosini ieri è entrato nel secondo tempo di una partita sacheggiata.
Il brutto scherzo di Carnevale, arbitro e compagnia bella che fan finta di non guardare.
Il movimento delle persiane spostate dall'aria. Come se ci fossero dei fantasmi a farle aprire e chiudere. Non importa quanto tu ti assicuri di bloccarle, dopo qualche tempo una mano invisibile le libererà e riprenderanno a sbattere contro il muro.
Io non ho intenzione di oppormi al vento. Non ne trarrei nessun vantaggio. Non sono mica Raoul.
Mi piace questo mio stallo, questo non agire.
Oggi non mi crea nessun senso di colpa.
Ieri un maestro di Wing chun mi ha scioccato con una semplicissima dimostrazione di come si puó piegare una persona il doppio di te con due dita. Meglio non opporsi al vento.
Il vento sta iniziando a cacarmi la minchia.
Ho come dei flash che non so se sono ricordi veri oppure cose del tutto inventate mentre guardo le solite cornacchie milanesi sul trtto di fronte.
Le cornacchie milanesi sono una particolare razza di corvi incrociati con i piccioni.
È il simbolo che mi sono tatuato dietro il collo.
Non sto facendo dell'outing, non ce n'è bisogno mentre aspetto che l'acqua per i fomenti inizi a bollire.
Appollaiato sul davanzale, sotto di me quattro piani, se cadessi ora qualcuno potrebbe fraintendere una banale scivolata con un romantico tentativo di suicidio.
Una fine di merda. Solo io potrei capire l'intrinseca ironia, ma sarebbe un segreto in una tomba.
Alberto Tomba è un famoso attore di film d'azione. Un pó come Bruce Lee quando non si capisce se era un attore o un campione di arti marziali. Del resto che bisogno c'è di dare un nome alle cose, non è un borghesismo detestabile?
Ricordo la sensazione di quando da piccolo finiva il Carnevale. Quando la festa terminava e io ero ancora mezzo vestito da Napoleone Bonaparte, o Luke Skywalker. Con quella calzamaglietta rossa. Credevo di essere l'Uomo Ragno con le gambette lunghe e il collo incassato, e strisciavo per i corridoi di casa, gli stessi di marmo dove qualche anno prima mi ci svegliavo mentre ero in preda al Pavor Nocturnus. E qualche anno dopo invece avrebbero accolto le mie vomitate da sbronzo.
Ci hanno fatto un film spettacolare sul Pavor Nocturnus, "They", con finale catastrofico. La tipa viene risucchiata nella dimensione dei "Magri Notturni", creature Lovecraftiane frutto degli incubi di un genio ipersensibile. Non io in questo caso.
L'acqua è pronta, a star seduto in questa posizione mi si è inculata la schiena, vado a fare i fomenti.
Del resto oggi sto zitto. Leggo e scrivo.
E magari sfido un Bartezzaghi con Google.

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