Wednesday, June 27, 2012

Il ghetto dei social network.

È da parecchio che non scrivo su questo blog.
È nella mia natura l'intemperanza. Per lo meno relativa a certe cose.
Sembra che come mi appassioni fulmineamente a una cosa o causa sia destinato a disinteressarmi con la stessa forza. Per lo meno ciclicamente.
Sono poche le cose a cui resto fedele.
La palestra. L'alcol. La musica.
Ora, senza mettere a nudo troppi elementi e senza scavare troppo in altri, voglio spiegare perchè certe attività, dopo un primo grande moto di entusiasmo, mi annoino.
Il ghetto è una cosa dalla quale una volta entrato difficilmente te ne tiri fuori. E questo mi spaventa e infastidisce tremendamente.
Mi iscrivo a un corso di arti marziali, sono bravo, il maestro mi tiene in considerazione più degli altri, si crea un guppetto di rispettosi e affiatati seguaci. Ecco da questo non ne esci più. La cosa inizia a preoccuparmi, la cosa del clan, inizio a presentarmi meno agli stages, alle lezioni, alle riunioni. Mi chiamano, chiedono il perchè di questo mio allontanarsi. Gli invento scuse più o meno realistiche. Loro mi odiano e non mi vogliono più.
Il ghetto delle arti marziali.
Vado al pub vicino a casa, molto carino, molto tranquillo, per scrivere. È meccanico che dopo due volte che mi presento qualcuno mi fa servire sul tavolo una birra. Devo ringraziare e fare due chiacchere con il simpaticone che gentilmente mi ha offerto il suo gesto di amicizia. Ma io voglio solo scrivere per i cazzi miei, in un posto vicino a casa, senza offendere o sfastidiare nessuno. Dopo un pó dovró o fare la figura dello stronzo e dirglielo, o cambiare posto.
No, non si puó: il ghetto dei pub.
Scrivo sul blog, scrivo frequentemente, scrivo tanto.
Poi inizio a concentrarmi su altre cose, come il libro ad esempio. Al chè mi fanno notare che sto trascurando il blog, nonostante non ci guadagno nulla con esso.
Sento che la cosa non è più naturale, sento una pressione, una responsabilità. Mi annoio.
Il ghetto dei blog.
Facebook e Twitter e le amicizie che, come nella realtà, se non nutri svaniscono. E anche di questo ghetto mi stufo.
Instagram, nasce in modo sano come giochino delle foto, pian piano diventa un mezzo di sponsorizzazione. Non mi ha ancora stufato, ma temo che presto lo farà.
Scopro un locale bello e fresco, con ottimi barman. Presto si riempirà di facce di cazzo che ordinano mojito e spritz e il servizio peggiorerà e io mi stuferò.
Il ghetto dei bei posti.
Vado in palestra per allenarmi. Tempo dieci giorni e per allenarmi ci impiegheró il doppio del tempo perchè verranno tutti a parlarmi e a fare gli amiconi.
Il ghetto delle palestre.
La musica? Quella è una cosa troppo intima e irrazionale per essere influenzata dai ghetti.

Nella foto un Gibson bevuto all'Hotel Saint Regis a Roma

5 comments:

  1. Hai detto una verita' assoluta: La musica (come le sincere forme d ARte) non puo' essere un ghetto.Almeno per me e sicuramente per Te.E' come un amante diabolica..ci sono periodi in cui forse ti puo allontanare da Lei, ma torna..seducente, misteriosa e magari con una nuova veste(o pelle) ha coprire il suo corpo lussurioso , a cui noi nn possiamo dire no. Tramite lei comunichiamo, viviamo e respiriamo la realta'. La nostra realtà. ..e forseanche questo blog nn è un ghetto. ci puoi tornare quando vuoi, senza obblighi e vincoli senza scadenze, senza faccine sorridenti da inviare.
    Per tutti quelli che hanno facebook per motivi artistici/lavorativi seri mi astengo da commenti. per gli altri.. ANDATE A FARE IN CULO

    ReplyDelete
  2. bel discorso. l' unico comune denominatore a tutte le tue considerazioni è senz'altro la tua persona che nn voglio definire nè giusta nè sbagliata, in quanto nessuno dovrebbe detenere il potere del giudizio di fronte ad uno spaccato di verità. Quello che mi sento di dire è che da quello che scrivi sei senz'altro una persona di forte carisma, e forse è questa la tua condanna. La gente vede solo quello, e non la disperazione interiore, altrimenti rispetterebbe la tua solitudine, al di là della maschera.

    ReplyDelete
  3. e quindi il ghetto lo provochi tu mostrandoti per quello che non sei, per paura di non essere compreso. Mostri la parte migliore, quella che il ghetto vuole. Poi ti rompi i coglioni e provi fastidio. Non finirà mai.

    ReplyDelete